White
Music (Virgin, 1978)
Anticipato dall'ep
3D,
il debutto degli XTC è il fedele ritratto di un gruppo che, nonostante
le inevitabili ingenuità e qualche spunto ancora acerbo, sembra avere le
idee piuttosto chiare nel suo mescolare riferimenti alla bubblegum music
(Into The Atom Age), brani pop angolari e spigolosi (This Is
Pop) e impeto iconoclasta (la spastica, tarantolata cover di All
Along The Watchtower). L'irruenza e il nervosismo della musica si insinuano con tempismo
perfetto nell'esplosione del punk, ma già si capisce di avere di fronte
un manipolo di alieni (determinante in tal senso l'organo
fantascientifico, dissonante e circense, di Barry Andrews) il cui scopo
è declinare - dopo averlo smembrato e ricostruito - il verbo dei Sixties
al tempo presente della nuova onda. Science Friction, sorta di
folle ska filtrato da un immaginario barrettiano, uscito anche su
singolo, è l'esempio più compiuto di questo spassoso – e insieme
serissimo, nel non volersi prendere sul serio - manifesto programmatico.
Go
2 (Virgin, 1978)
Con buona probabilità
l'unico vero passo falso nell'intera discografia, Go 2 risente
del periodo di transizione e di tensioni in cui vede la luce. I brani a
firma Partridge e Moulding, eccezion fatta per la frizzante Are You
Receiving Me? - presente in origine solo nell'edizione francese e
poi in tutte le successive stampe in cd - e la tecnologica Battery
Brides (Andy Paints Brian), dedicata a Brian Eno, possibile
produttore del disco nei piani originari e fan dichiarato della
formazione, non mantengono, se non a tratti, l'energia che
caratterizzava gli episodi del predecessore. Inoltre, i due brani
firmati da Andrews, ormai in rotta con Partridge e con la testa altrove
(Robert Fripp lo arruolerà, di lì a poco, nei League Of Gentlemen),
risultano piuttosto deboli. A spiccare è invece il geniale artwork, con tanto di copertina
autoesplicativa e surreale mappa autobiografica di Swindon. Uscito in
allegato, l'ep Go +, rielaborazione in chiave dub di alcuni
brani, risulta decisamente più interessante.
Drums
And Wires (Virgin, 1979)
Senza dubbio, il
capolavoro del primissimo periodo. Le rifiniture chitarristiche di Dave
Gregory (si ascoltino per credere le bislacche evoluzioni country di Outside World), subentrato al dimissionario Andrews, si incastrano a
perfezione nell'impianto complessivo, duellando con le lamate a
volta isteriche (When You're Near Me I Have Difficulty) e a volte
cacofoniche (Complicated Game) di Partridge mentre il ritmo si fa
chirurgico e implacabile senza tralasciare le melodie a presa rapida (Life
Begins At The Hop, Ten Feet Tall). Se il titolo ("tamburi e fili elettrici”) rispecchia con tanta
accuratezza il suono dell'album, il merito va anche a un giovanissimo
Steve Lillywhite, reduce dalla produzione di The Scream di
Siouxsie And The Banshees e futuro uomo di fiducia degli U2, che fa dei
tom tribali di Terry Chambers un inconfondibile marchio. Moulding,
da parte sua, si inventa il gioiello pop definitivo dell'era new wave
con Making Plans for Nigel, filastrocca che è contemporaneamente
bozzetto alla Ray Davies e ossessione percussiva al passo coi tempi.
Black
Sea (Virgin, 1980)
Tra le pieghe di un impianto ritmico sempre nervoso ma
questa volta meno fitto si fa progressivamente strada l’anima più
melodica di Partridge e Moulding, debitrice di atmosfere beatlesiane
come delle frange più psichedeliche del pop di quindici anni prima. Vero e
proprio disco di transizione, nel senso più positivo del termine, Black Sea è il primo tassello di una rivoluzione morbida che si compirà nei
lavori successivi. Generals And Majors, con le sue linee elementari e
mentalmente adesive, le chitarre pigre ma inesorabili di Towers Of
London, il piglio quasi glam di Sgt. Rock spiccano immediatamente, ma di
idee e ingegnose variazioni di percorso è costellata l'intera scaletta:
dalle percussioni in levare di Livin' Through Another Cuba, costruita su
un infinito giro di basso, alle coltri chitarristiche della
claustrofobica Travels In Nihilon, passando per la frammentata No Language In
Our Lungs
e la frizzante Burnin' With Optimism Flame.
English
Settlement (Virgin, 1982)
Con Partridge che stacca la spina alla chitarra,
concentrandosi sull'acustica, e Moulding che si esercita sul suo nuovo
basso fretless, è inevitabile che le canzoni di quello che è fino a quel
momento il disco più ambizioso del quartetto abbiano un maggiore respiro
e tocchino, in un modo tutto loro, atmosfere quasi agresti. La svolta
acustica, tuttavia, non semplifica né normalizza l'inventiva del duo ai
comandi, che anzi si diverte, divertendo, a esplorare nuovi territori. La svolta verrà premiata dall'unica e inaspettata incursione nella Top
10 inglese dell'intera carriera, Senses Working Overtime, spiazzante e
innodica filastrocca colorata di folk a firma Andy Partridge. Meritano
una menzione anche due implacabili iniezioni, di energia pop, Ball And Chain
e Fly On The Wall, entrambe opera di Moulding, l'ipnotica e
saltellante Jason And The Argonauts, una Leisure che i Blur hanno
sicuramente ascoltato fino alla noia, una tribale It's Nearly Africa che
sfiora i Talking Heads. Un doppio album che per alcuni rappresenta
l'apice della vicenda XTC.
Mummer
(Virgin, 1983)
Ancora un album di canzoni scritte nel giardino di casa,
anche se le vette del precedente vengono a malapena sfiorate, complice
l'abbandono di Chambers durante le session e la scelta di un produttore
rivelatosi poco in sintonia con le corde del gruppo; Steve Nye (già
responsabile del suono Japan), fattore quest'ultimo che genera una certa
discontinuità. La fama di album minore acquisita negli anni viene
comunque smentita dalla presenza di Great Fire, gioiello beatlesiano che
è tra i migliori pezzi mai scritti da Partridge, e da una serie di brani
memorabili come Love On A Farmboy's Wages, in odore di folk revival, la
jazzata Ladybird, la psichedelica e orientaleggiante Beating Of Hearts,
la convulsa Funk Pop A Roll, velenosa invettiva a colpi di jingle-jangle
rivolta a una industria discografica che cerca invano di catalogare un
gruppo inclassificabile, senza comprenderlo.
The
Big Express (Virgin, 1984)
Un altro album per certi versi interlocutorio, ma questa
volta il terreno su cui ci si misura non è tanto il confronto con ciò
che precede quanto quello con il panorama musicale circostante. Con The
Big Express, probabilmente il disco più swindoniano della discografia (a
partire dalla grafica che fa riferimento al museo ferroviario della
cittadina inglese), fanno il loro ingresso nella musica degli XTC i
sintetizzatori e la batteria elettronica, senza però sconvolgere le
alchimie musicali della band. L'enfasi quasi vittoriana della corale All
You Pretty Girls fa da contraltare a una Shake Your Donkey Up che
riporta al nervosismo del primo periodo, il vaudeville bandistico di The Everyday Story Of A Small Town è controbilanciato dal jazz in tempo
dispari di I Remember The Sun, pezzo che lascia ampio spazio, per una
volta, alle evoluzioni chitarristiche di Dave Gregory. Album discreto
anche se, va detto, non sempre a fuoco.
Skylarking
(Virgin, 1986)
Nonostante l'ingombrante presenza di un produttore come
Todd Rundgren, vissuta con poca serenità dal gruppo e in particolare da
Partridge, Skylarking è senza dubbio il capolavoro pop degli XTC.
Beatlesiano fino al midollo (si ascoltino gli archi sinuosi di Grass),
psichedelico e arioso, quest'album non sembra avere punti deboli in
scaletta. Congegnato come un meccanismo a orologeria, con brani che
scivolano l'uno nell'altro, raccoglie armoniosamente spunti orchestrali
(1000 Umbrellas, l'ancestrale Sacrificial Bonfire, The Man Who Sailed
Around His Soul, quest'ultima con una insolita veste sonora che sarebbe
piaciuta a James Bond), sunshine-pop in levare (Summer's Cauldron), jazz
folk onirico (Mermaid Smiled) e folk umbratile (la toccante Dying).
Infilata a forza nell'edizione americana del disco dopo esserne stata
inizialmente esclusa da un perennemente insoddisfatto Partridge, e
reintegrata infine nell'ultima ristampa in cd, l'ispirata Dear God,
invettiva agnostica dalle altalenanti melodie in chiave minore, è la
classica ciliegina sulla torta.
Oranges
And Lemons (Virgin, 1989)
Registrato negli Stati Uniti come il precedente,
Oranges
And Lemons omaggia la psichedelia fin dalla copertina, vicina allo stile
dello Yellow Submarine beatlesiano. Indiscutibilmente psichedelico è
pure il fitto fuoco incrociato di chitarre e percussioni nella
introduttiva Garden Of Eearthly Delights, mentre gli intrecci vocali di
molti brani sono sempre più vicini ai Beach Boys di Pet Sounds.
Le tastiere, qui più presenti del solito, rendono il tutto a tratti
vagamente datato, e manca la concisione che è arma vincente nel
precedente, ma l'album è uno dei più apprezzati e venduti del lotto,
grazie anche alla presenza di un brano pressoché perfetto, limpida
melodia incastonata in una progressione di arpeggi discendenti, The Mayor Of Simpleton. Il
quale diventa sorprendentemente richiestissimo presso
le college radio della West Coast. La presenza di altri gioielli quali
King For A Day e la conclusiva e crepuscolare Chalkhills and Children
scongiura l'ipotesi di un disco minore.
Nonsuch
(Virgin, 1992)
Potrebbe essere il disco della definitiva affermazione
commerciale, avendone tutte le carte in regola, ma qualcosa non
funziona. Di certo non i brani, che si sono ormai assestati su una
direttrice beatlesiana - ma un paragone esclusivo sarebbe limitante -
padroneggiata con estrema perizia. Il riff killer di The Ballad Of Peter
Pumpkinhead, pezzo portato al successo qualche anno dopo dai Crash Test
Dummies, l'incalzante melodia di The Disappointed, la quasi gershwiniana
Rook, che pare il tema portante di un musical firmato Tim Burton, la
sofisticata e pianistica Wrapped In Gray e il rock da stadio - virato
XTC, naturalmente - di Books Are Burning sono le prove inconfutabili di
un processo di maturazione che, se da un lato smorza alcune
eccentricità, dall'altra consegna all'ascoltatore un pop elettroacustico
di grande raffinatezza e inventiva, al quale da un importante contributo
la batteria di Dave Mattacks (Fairport Convention).
Apple
Venus (Cooking Vinyl, 1999)
Liberatisi dal vincolo contrattuale con Virgin e
approdati a una nuova etichetta dopo una diatriba pluriennale che
avrebbe sfiancato chiunque, Partridge e Moulding (Gregory è ancora
presente come sessionman, se ne andrà subito dopo) danno vita a una
musica che definiscono "orchustic" (fusione di acoustic e
orchestral),
musica che alleggerisce la strumentazione senza rinunciare a complesse
armonie e partiture, producendo gioielli come l'intricata e complessa
River Of Orchids, l'asciutta e amara Your Dictionary, una
I'd Like That
che flirta con Bach, jazz e il flamenco senza mai uscire dai confini
della perfetta canzone pop e una Frivolous Tonight a metà strada tra Ray
Davies e il vaudeville. In generale è la leggerezza a prevalere, e
l'orchestra non si trasforma mai in pesante drappo decorativo. In poche
parole, l'equilibrio della maturità.
Wasp
Star (Apple Venus Vol. 2) (Cooking Vinyl, 2000)
Secondo disco di un dittico inizialmente progettato per
essere pubblicato come doppio album, Wasp Star, controparte elettrica
del predecessore, è il primo album a due, dopo la partenza di un Dave
Gregory che pareva comunque poco coinvolto dal nuovo corso della band.
Meno riuscito del gemello orcustico, con strutture che sono più
linearmente rock ma alle quali manca a tratti la necessaria energia
muscolare, l'ultimo lavoro degli swindoniani si fa comunque ricordare
per una manciata di canzoni eccellenti come la pleonasticamente
intitolata Stupidly Happy, il quasi blues acustico di Boarded Up e
l'm
The Man Who Murdered Love, classico istantaneo dal ritornello
ipnotico e dal bridge quasi mediorientale. Un congedo - momentaneo - di classe, senza ombre evidenti, solo qualche
inevitabile crepa.
Antologie e Live:
Waxworks (Virgin, 1982; raccolta di tutti i singoli del primo periodo,
affiancata dal gemello Beeswax, contenente tutti i lati b); The Compact XTC (Virgin, 1987; raccolta di singoli pubblicati fino al 1985);
Explode
Together (The Dub Experiments 78-80) (Virgin, 1990; raccolta di
rielaborazioni dub che comprende l'ep Go+ e l'album Take Away/The Lure
Of Salvage attribuito a Mr. Partridge); Rag And Bone Buffet (Virgin,
1990; raccolta di rarità, lati b e versioni alternative). Bbc Radio 1
Live In Concert (Windsong International, 1992; contiene la registrazione
del concerto del 22 dicembre 1980 all'Hammersmith Palais di Londra);
Drums And Wireless (Nighttracks, 1994; raccolta delle Bbc Sessions
1977-89); Fossil Fuel (Virgin, 1996; doppio cd che raccoglie tutti i
singoli del periodo Virgin); Transistor Blast (The Best Of Bbc Sessions)
(Cooking Vinyl, 1998; cofanetto di quattro cd contenente registrazioni
radiofoniche, il live già presente su BBC Radio 1 Live In Concert
estratti da concerti del biennio 1978-79 e una serie di versioni
alternative in studio, con note a cura di Partridge e Moulding). Coat Of
Many Cupboards (Virgin, 2002; cofanetto di quattro cd con sessanta
tracce oltre a una scelta di brani già editi, outtake, versioni
alternative e rarità) e un libretto di 128 pagine); Apple Box (Idea,
2005; raccoglie Apple Venus e Wasp Star, e le raccolte dei rispettivi
demo, Homespun e Homegrown, pubblicati in origine dalla Cooking Vinyl
tra il 1999 e il 2001, con un libretto di sessantadue pagine contenente
testi e commenti ai brani).
The Colonel:
Too Many Cooks In The Kitchen/I Need
Protection (Virgin, 1980; 45 giri). Colin Moulding, accompagnato da
Terry Chambers, Rob Hendry, Steve King e Bent Larsen.
Andy Partridge:
Take Away/The Lure Of Salvage (Virgin,
1980) Disco di rielaborazioni dub, a nome Mr. Partridge; Fuzzy Warbles
Vol. 1-6 (Ape House, 2002-2004) Sei uscite contenenti demo che coprono
l'intera carriera del musicista.
The Three Wise Men:
Thanks For Christmas/Countdown
To Christmas Party Time (Virgin, 1983; 45 giri). Scritto da Partridge, un surreale brano natalizio degli XTC sotto falso
nome.
Dukes Of Stratosphear:
25 O'clock (Virgin, 1985;
mini-lp) Prima apparizione degli alter ego psichedelici della band, con
sei brani ispirati alle sonorità acide della Swinging London; Psonic
Psunspot (Virgin, 1987) Prova sulla lunga distanza del quartetto. Chips
From The Chocolate Fireball (Virgin, 1987) Raccolta dei due dischi
precedenti.
Nota. Tutto il catalogo principale Virgin,
incluso Chips From The Chocolate Fireball dei Dukes Of Stratosphear, è
stato ristampato in CD a partire dal 2001 a prezzo economico, con ottima
qualità sonora (i brani sono stati rimasterizzati) e pessima veste
grafica. |