OFF THE RAILS 1982

 

La gente prende gli XTC troppo sul serio. Non passa giorno senza l'arrivo di una lettera da parte di qualche fan che espone il significato profondo delle loro canzoni. Ma immancabilmente si sbagliano. Non ci sono significati nascosti, eccetto qualche osservazione ficcante. Ascoltate il disco al contrario e la cosa più importante che scoprirete è il modo in cui un assolo di chitarra è stato effettivamente suonato. Per la maggior parte, le canzoni degli XTC sono dei cammeo, uno sguardo obliquo alla vita, un'idea, un sentimento. Gli XTC non sono né una fonte rivelatrice, né un focolaio d'ideologia politica. E' l'umore della band che li rende eccezionali, soprattutto quello di Andy Partridge. Colin può trovare ilarità in qualcosa per poi essere inghiottito da risatine contagiose. Dave Gregory ha un umorismo inglese, sfumato di cinismo. Ma Andy Partridge è un burlone, o un Monty Python, o un clone di Pete e Dud, finito per caso nel campo della musica.

Perché allora non c'è il buon umore in un libro sugli XTC? Bene, l'umorismo in questa biografia è inacidito dalla sofferenza che pervade gran parte della loro storia. Quando Andy racconta una storia, anche se intrisa di battute e di giochi di parole, c'è del dolore. A tal punto che è stato Andy a provocare loro quest'insofferenza. Egli è un genio abbastanza tormentato. Odia offendere o dominare, ma lo fa senza fatica. E' molto leale e generoso, ma ha una volontà spaventosamente forte. Solo il carattere accomodante di Colin e di Dave tengono insieme la band senza spargimenti di sangue. Se Andy non mantenesse il regno così strenuamente, gli XTC sarebbero sì una band minore, ma con una vita un po’ più felice.

La volontà di Andy è spesso messa fuori strada dal conflitto interno tra lealtà e intuizione. Crederà nelle persone sbagliate, sceglierà i singoli sbagliati, firmerà i contratti sbagliati, ingaggerà i produttori sbagliati, e rimarrà sulle sue decisioni finché non vacillerà sull'orlo di un disastro.

Così è per i tour. English Settlement riceve un consenso internazionale. Portare in giro le canzoni li condurrebbe al passo seguente, cioè verso la celebrità. La lealtà gli suggerisce di continuare, ma l'intuizione gli dice di smetterla. Mentalmente sta andando a pezzi e a metà del tour per English Settlement lo sarà. Tutto ciò trasforma la storia degli XTC, ma è meglio sentirlo dalle sue parole:

 

Andy: Non ne potevo più di essere in tournèe. Mi stava mettendo in difficoltà. Avevo una specie di posto nella mia piccola mente per il quale non volevo suonare English Settlement dal vivo, se non in qualche piccolo concerto. Volevo una vita normale. E non c'è modo di averla pensando di suonare in giro per il mondo.

Colin: Ma è l'intera faccenda che ti porta a non avere una vita normale.

Andy: In special modo il girare per i concerti. Ti svegli nella stessa stanza d’albergo arancione e pensi, In che città mi trovo? Effettivamente chiamai la portineria dell'albergo una volta o due e loro dovettero pensare che fossi drogato per chiamarli e chiedere in quale città mi trovavo. Loro dicevano, "Oh, lei si trova a Pancreas del Procione, in Nebraska" ed era la stessa cosa come se fossi a Pomello dell’Alce nel Wyoming, la sera prima. Ero vegetariano, e se sei in giro e sei vegetariano difficilmente riesci a mangiare qualcosa. Le noccioline offerte del bar o un panino al formaggio, forse. Trascuri la salute. Abbiamo fatto qualche concerto in Italia ed io cominciavo ad essere sempre più nervoso ogni sera, con dolori di stomaco prima del concerto. Non potevo lavorare in questo modo. Alcuni dottori mi visitarono e mi dissero, "Oh, è un'ulcera allo stomaco", oppure "Intossicazione alimentare" ma non riuscivano a farmela passare. Ma il dolore era per me fin troppo reale. Mi era sempre più difficile salire sul palco, ed ero proprio sotto shock perché andare ancora in tournèe significava andare contro i miei desideri più profondi

Nel momento in cui fummo a Parigi mi sentivo proprio strano, come se si trattasse di un sogno. Ricordo di aver fatto un'intervista un pomeriggio per una emittente TV, e per qualche motivo mi ripresero nella casa di questa donna anziana. Ero seduto con lei e, mentre proseguiva l'intervista, c'era questa tovaglia di ciniglia, un uccello nella gabbia e una tazza di caffè, e pensavo, Che cazzo sto facendo qui? E' così stupido. Era proprio come uno strambo sogno.

E mentre facevamo il sound check pensavo, non va bene. Fermate il mondo, voglio scendere. Quella sera salimmo sul palco e durante l'inizio di "Respectable Street" ebbi un enorme attacco di panico. Pensavo di morire. La stanza iniziò a girare vorticosamente ed io fui sopraffatto dalla paura. Mi sentii come una merda e pensai, sto diventando pazzo? Il mio cervello sta per impazzire? Pensarono avessi l'appendicite e qualcuno chiamò un'ambulanza. E a Le Palais era un gran concerto. Lo stavano registrando per la televisione ed era il tutto esaurito.

Dave: Andy corse via dal palco e il promoter venne fuori promettendo al pubblico che ci sarebbe stato un altro spettacolo la sera seguente, come riparazione. Ma quando lo seppe Andy, si mise a correre.

Colin: Naturalmente pensavano che Andy si sarebbe sentito bene abbastanza da fare il secondo concerto.

Andy: Furono irremovibili. La casa discografica fu proprio crudele ed io mi sentii proprio uno stupido. Ero stravolto. Qualcuno chiamò un'ambulanza ma qualcun altro disse "Oh, il traffico è proprio brutto, dovrete chiamare i pompieri per fare strada all’ambulanza". Io me ne stavo in un angolo in posizione fetale con Ian Reid che diceva, "Coraggio! Rimettiti in sesto!" Il che in realtà non era quello che volevo fare, e improvvisamente tutti quei pompieri che irrompevano nella stanza.

Colin: Sembra un video di Russell Mulcahy.

Andy: O questo o un testo dei Beatles, "Quindi irruppero i pompieri". E loro che cercavano l'incendio mentre io ero sdraiato a singhiozzare stringendomi in modo convulso lo stomaco. Un dottore disse, "Oh, hai solo bisogno di un po’'di riposo. Prendi queste pastiglie e ci rivediamo domani".

Dave: Il tour manager Frankie Enfield disse che l'unico modo per far tornare Andy a suonare era di lasciare la città.

Andy: La casa discografica francese sentì questa cosa e dissero "Devi rimanere. Non devi andartene. Devi fare il concerto". Pensai solo una cosa, Che insensibili stronzi. E' incredibile. Mi state tenendo in ostaggio. Virtualmente io sono un ostaggio. La mattina seguente salii di soppiatto su un taxi e presi un aereo. Ero in uno stato di grande tensione. Se qualcuno mi avesse detto "Ehm, bù!" io avrei reagito con un aaaargh. Ero finito.

Colin: Ultra sensibile.

Andy: Oppresso da tutto.Tornati a casa cancellammo la parte inglese del tour, così da permettermi di sentire qualche parere. Pensavo si trattasse di paura del palco e se era così pensai che poteva non accadere di nuovo. Così acconsentii, da stupido, ad intraprendere il tour americano che iniziava a Los Angeles.

Colin: San Diego.

Andy: Ah, sì. Era San Diego, e poi proseguiva a Los Angeles. Ad ogni modo, suonammo a San Diego ed io ero molto teso. Suonai per tutto il concerto con un incredibile dolore allo stomaco e fu proprio insopportabile. In sostanza si trattava del mio corpo e del mio subconscio che dicevano "Guarda, devi smetterla di farlo, non va bene. Non è quello che vuoi. Questa non è una vita normale, non hai ancora dei figli. Non hai ancora una casa. Dove sono tutti i soldi dei concerti?" Il mio subconscio mi stava facendo ammalare per obbligarmi a smetterla. Suonai nello spettacolo di San Diego come un morto, dopodiché lo spettacolo seguente era al… ehm…

Colin: Al Palladium.

Andy: A Los Angeles. Penso che fosse un tutto esaurito e mi ricordo sdraiato nel mio letto. Avremmo dovuto incontrarci tutti al caffè sulla strada.

Colin: Ben Frank's

Andy: E' quello. E quindi dopo aver cenato avremmo dovuto suonare. Io ero nel mio letto d’albergo come pietrificato. Non potevo muovere le gambe. Erano diventate di gelatina e non potevano funzionare. Sono rimasto nel letto per un'eternità, e pensavo, Non posso farlo! Non posso farlo! Non posso nemmeno alzarmi dal letto per andare al Ben Frank's. Ma riuscii ad alzarmi e ad arrivarci lentamente e con dolore. Ero spaventato da morire e mi ricordo solo di aver detto, "Non voglio fare questo concerto".

Dave: C'erano Ian Reid e Frankie Enfield e stavamo cenando dopo il sound check. Andy arrivò bianco come un lenzuolo. Sapevamo già che c'era qualcosa che non andava perché continuava a brontolare sul fatto di essere un tournèe tutti i giorni. Ma quando ce lo disse rimanemmo seduti e pensammo, Allora è così. Io pensai, Vaffanculo! Abbiamo speso un sacco di soldi per l'attrezzatura, per questo grande impianto di amplificazione, pagato i roadie, gli autobus, le luci, e tutto per niente.  E quanto dovremo ancora pagare per averlo indietro?

Andy: Chambers mi fulminò con gli occhi. Mi guardò come se fosse un lanciatore di coltelli con delle cattive intenzioni. E Reid disse, "Bene, allora è così. I promoter ti spezzeranno le gambe. Così almeno starai male sul serio. Faremo meglio a portarti in ospedale, altrimenti non uscirai vivo da qui". Io pensai, roba da matti. Voglio solo andare a dormire e scomparire dalla faccia della terra e ora devo andare all'ospedale e pretendere di essere ammalato. Fu tremendamente umiliante. Dovetti andare all'ospedale e sdraiarmi sul lettino del pronto soccorso mentre la persona vicino a me aveva ferite da arma da fuoco, e sanguinava da tutte le parti. Un'altra persona dall'altro lato aveva un attacco di convulsioni. E io ero sdraiato lì e pensavo, voglio solo andarmene a casa. Allora un dottore venne da me, guardò la mia cartella e disse, "Partridge! Cosa c’è che non va?" E io dissi "Uhmm… ehm… male di stomaco". E lui disse, "Bene, si giri!" e io mi girai e mi infilò un dito nel culo, lo rigirò un pochino, scrisse qualcosa su un pezzo di carta e disse, "Bene! Se ne può andare!" E questo è tutto.

Colin: Quale fu la diagnosi?

Andy: Non ne ho idea.

Colin: Forse ci ha provato gusto.

Andy: Forse non era neanche un dottore.

Neville: Forse aveva i biglietti per il concerto.

Colin: "Devo avere soddisfazione!"

Andy: Penso che si trattasse del tipo che riempiva la macchinetta del caffè. A quel tempo la cosa mi aveva disturbato non poco e sto cercando di far luce sull'accaduto perché quando ci penso mi sento parecchio avvilito.

Il giorno dopo ci pensai e, come prima cosa, decisi di volare a casa ma, per prendere un volo per l'Inghilterra, dovevamo passare da New York 

Colin: Ci abbiamo messo tre giorni per tornare a casa.

Andy: Tre giorni perché a New York aveva nevicato. Ma ricordo di essermi sentito come un pazzo che aspettava il check-in e in realtà lì c'era proprio un pazzo. C'era questo pellerossa che disegnava missili nucleari che piovevano su questa città disegnata su questo grosso pezzo di carta. Io dissi, "Ehm, cosa sta disegnando?" e lui, "Io sono l'autentico capo indiano della tribù tal-dei-tali e il mio nome è così-e-cosà e sto disegnando la mia invenzione, uno scudo magico che può proteggere le città da un attacco nucleare. Ma il Pentagono non è interessato". Io pensai, Bene, è maledettamente tipico. Io mi sento come un matto e sono qui con un vero matto. Quando sarò a casa devo andare da un terapista dell'ipnosi e, visto come stanno le cose, rivivere un certo numero di stressanti salite sul palcoscenico. Non so se mi sarà d'aiuto, ma devo imparare a rilassarmi un po’ di più. Sapevo che si trattava di un problema mentale a causarmi problemi fisici, e, in effetti, era così. Tutti gli altri esami non rivelarono nulla.

Eravamo appena andati ad abitare in questa casa che era in uno stato terribile. Passai un sacco di tempo seduto in giardino scrivendo poesie e canzoni, e strimpellando con la chitarra acustica. Ne uscirono un bel po' di canzoni: "Beating of Hearts", "Ladybird" e "Desert Island". Ma ovviamente ero sconvolto di brutto, perché non potevo lasciare la casa. Se toccavo la serratura della porta d'ingresso iniziavo a tremare e ad avere la nausea e a non potermi muovere. Sapevo che la gente avrebbe voluto vedermi e che avrei dovuto mostrarmi e che loro si aspettavano da me un qualche tipo di adempimento.

Colin: Io credo che l'intero periodo sia stato una combinazione di pressioni. Alla fine, se una band continua costantemente ad essere in tour, qualcosa si deve spezzare. Se non forzi la mano puoi continuare tranquillamente per molto tempo a suonare in giro, ma i nostri manager di quel tempo, per mischiare più metafore, hanno forzato la gallina dalle uova d’oro per circa cinque anni.

Andy: E in tournee non c'era lusso, vero? Nessuna comodità.

Colin: L'ironia di tutto ciò era che nella tournee abortita avevamo un intero pullman tutto per noi. Sembrava fossimo finalmente arrivati, finalmente nel lusso.

Dave: Per la prima volta c'era l'emozione di essere quattro ragazzi di Swindon che suonavano concerti interi, con i roadie e i grandi impianti di amplificazione. Era piacevole.

Andy: Ma bisognava combattere per ogni cosa. Eravamo mantenuti in questa perenne povertà. Stava iniziando a stravolgermi di brutto il fatto che questi soldi fossero raccolti in fretta e che non li vedessimo mai. Così come dice Colin, se ti legano a spingere il mulino, qualcosa si spezza ed io ho corso il pericolo di spezzarmi sul serio. Piano piano stava passando ed io potei lasciare la casa. Feci un sacco di terapie di ipnosi e nel frattempo scrivevo canzoni, ma mi sentivo come una vera vittima. Pensavo, Oh mio dio! Credo che tutto ciò mi farà diventare come Syd Barrett. Sarò solo una vittima del rock con la bava alla bocca.

Colin: Che vive con la sua mamma.

Andy: No! Non ero messo così male. Ma per me furono momenti molto duri.

Colin: Certamente a quei tempi passammo qualche anno di magra. Con i concerti non guadagnavamo un soldo, per cui finanziariamente non faceva nessuna differenza se suonare dal vivo o no. Ma ad un certo punto abbiamo avuto delle difficoltà per far ritornare la nostra strumentazione dall'America.

Dave: La Entec aveva confiscato la nostra strumentazione perché non potevamo pagargli l'impianto di amplificazione e abbiamo dovuto chiedere l'elemosina alla Virgin per pagare il conto.

Colin: E ci furono un sacco di voci su promoter che ci facevano causa, anche se poi non se ne è saputo più nulla. Ma il fatto rilevante fu il diminuire d'interesse da parte della casa discografica. Jeremy Lasacelles subentrò all'incirca in quel periodo.

Andy: E per noi fu una brutta cosa. Non era d'aiuto. Era solo pronto a criticare.

Colin: Credo che capimmo che l'unico modo per uscire dai guai fosse componendo del materiale decente.

Andy: Dovevamo solo fare un altro disco. Non avrebbe sistemato le cose, ma l'unica cosa da fare era fare ciò in cui riuscivamo meglio, e cioè fare dischi. A Terry non piacque per niente, intensamente.

Colin: Io posso solo parlare per me, ma se c'è qualcosa fuori dal mio controllo, qualcosa che non posso cambiare, non mi preoccupo, e se qualcuno dice che non suoneremo più nei concerti io penso, Va bene, cosa possiamo farci? Okay, faremo dei dischi allora.

Andy: In ogni caso dovevi essere deluso.

Colin: No, proprio no.

Andy: Bene, sei molto confortante, perché mi sentii come se fossi il nemico pubblico numero uno. Sicuramente da parte di Terry. Voglio dire, Terry non era certo super amichevole prima di allora. Terry ed io non eravamo certo degli amiconi. Era una specie di relazione affettuosa di lavoro, ma dopo questo incidente ogni volta che avevo a che fare con Terry mi sembrava di aprire la porta del frigorifero. Avevo rovinato il suo gozzovigliare per il mondo.

Colin: Avevo capito che questo nostro passaggio non sarebbe stato facile, ma che non sarebbe stato la fine del mondo. Non mi preoccupo delle cose che non posso cambiare. Pensai, Bene, potremo o chiudere o andare avanti e fare un altro disco. E' così. Tendo ad accettare questo tipo di cose. La vita è troppo corta per "i se e i ma", non è vero?

Dave: Non fu una decisione deliberata per fare dispetto, così provai dispiacere per te. C'era qualcosa di te stesso che non riuscivi a comprendere. Ci stava rendendo la vita difficile. Ero deluso, ma pensai che ci avresti ragionato sopra e che, dopo il disco seguente, ti saresti sentito meglio e che quella indigenza avrebbe fatto pressione su di te per farti tornare a fare i concerti. Ma non fu così. Fu un peccato perché era stata la migliore tournèe che avessimo mai fatto. Nei concerti italiani, tedeschi e francesi il pubblico andava in escandescenze. Non era mai stato così in quei paesi.

Andy: Credo che gli altri pensassero, Faremo questo disco e poi lui vorrà tornare in tournèe. Ma credo di essere stato seriamente segnato fisicamente e psicologicamente dal continuo meccanismo dei tour e da ciò che stava accadendo dal lato finanziario. Non era tanto la paura del palcoscenico in sé, quanto gli attacchi di panico sul fatto di esserci sopra. E il palco è uno dei posti più sicuri su cui stare. Il pubblico ti adora, ti diverti. Mi è sempre piaciuto suonare dal vivo, ma passando gli anni era diventata una specie di condanna alla prigione mobile. Ancora adesso ci faccio dei brutti sogni. Solo due notti fa eravamo in concerto in un posto tipo il Canterbury Odeon, e il pubblico era composto da appena una dozzina di persone, nessuno si ricordava più come suonare le canzoni, e si accendevano tutte le luci. Non c'era atmosfera e qualcuno stava preparando degli hot dog di fronte al palco e li stava distribuendo. Sto ancora facendo brutti sogni sull'essere sul palco perché, per essere brutale, penso di non esserci tagliato. Sicuramente non ero tagliato per essere l'uomo di punta, ma mi era successo per mancanza di scelte.

Colin: Ma io credo che dovevi essere l'uomo di punta perché scrivevi la maggior parte delle canzoni.

Andy: Ma io avrei voluto che fosse qualcun altro il cantante e si prendesse la maggior parte della celebrità. L'ho capito quando sul palco cantava Colin, mi sentivo più rilassato. Le luci non erano su di me. Devo essere brutalmente onesto, non credo di essere tagliato per la celebrità della musica pop, anche se a un certo punto potevi scrivere al Melody Maker e comprare un paralume con su la mia faccia. Perché dei paralume, non lo so. Credo che l'idea fosse di poter avere davanti la mia bella faccina sorridente alla cheesburger mentre ti addormenti. Qualcosa per consolarli mentre li stendono nel reparto, legati con la cinghia ai loro letti. Ma non ero proprio tagliato per la "paralumità" del pop.

 

Da questo momento fino alla data di pubblicazione di questo libro, gli XTC non hanno più suonato dal vivo davanti ad un pubblico, eccetto un paio di apparizioni televisive, tra cui Letterman negli Stati Uniti e The Late Show alla BBC. Nonostante qualcuno abbia messo sul tavolo un sacco di soldi, Andy in particolare ha resistito alla tentazione. Dave ha suonato dal vivo in numerose occasioni e Colin non è contrario all'idea. E, negli ultimi anni, Andy ha detto che potrebbe anche farlo, ma a determinate condizioni. Ma finché non lo faranno l'unico modo per vedere quanto fossero forti gli XTC dal vivo è di trovare le rarissime esibizioni video disponibili.

 

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