THE DUKES OF STRATOSPHEAR
- 25 O'CLOCK
Siamo di fronte ad un perfetto esempio di puro humor anglosassone; titolo e
nome del gruppo si commentano da sè. E la musica? Una specie di Bignami
della psichedelia dai Beatles di REVOLVER e del SGT. PEPPER ai Moody Blues
di IN SEARCH OF LOST CHORDS. E gli XTC, ormai si sa, suonano come pochi. La
burla dell'anno.
Giancarlo Susanna - Fare Musica
THE DUKES OF STRATOSPHEAR - 25 O'CLOCK
Gli XTC del beneamato Andy Partridge gia' avevano accennato un'autocaricatura danzereccia
nell'EP GO+ allegato a GO2, ma e' col
nom-de-plume di Duchi della Stratosfera che hanno registrato il perfetto
spoof della psichedelia 60es, un mini LP che cattura lo spirito lisergico di
quella stagione come soltanto pochi prodotti dell'epoca. La copertina dello
stesso Partridge e' un concentrato di grafica floreal-visionaria, e manco a
dirlo brani come ORE 25 e VIAGGIO IN BICICLETTA VERSO LA LUNA strizzano l'occhio all'ascoltatore con infinite citazioni
di antiquariato pop:
pennellate di Creation, Beatles, Move, Pink Floyd, e poi fuzz-guitar, nastri
a ritroso, rumoretti strani in quantita'. Posta su un piatto della bilancia,
la percentuale di satira sui figli dei fiori presente in 25 O'CLOCK e' sensibilmente inferiore alla percentuale di
affezionata memoria e rispetto
filologico. Ma uno spoof e' fatto anche di amore.
Elio Bussolino - Rockerilla
THE DUKES OF STRATOSPHEAR
"Psonic Psunspot"
Virgin
Solito vecchio dilemma: gli XTC sono degli enciclopedisti blasfemi o dei geniali torturatori del banale? La risposta ora rimasta sospesa nelle tracce acustiche di
English Settlement, disco troppo importante per essere preso sul serio, come nei riecheggiamenti sessanteschi dei seguente Mummer. Il quesito si era persino tinto di mistero con gli ultimi due album:
The Big Express, apologia dei viaggio per un gruppo che aveva appena deciso di chiudersi a chiave dentro casa e
Skylarking, grondante di nostalgia più delle petites madeleines di Proust.
25 O'Clock, più di due anni fa, debutto dei sedicenti Dukes Of Stratosphear, ci aveva dato qualche possibilità di uscita risolvendo il dilemma e riportando la controversia sui piano dell'esilarante scherzo. Di fronte al rinato interesse per la musica psichedelica, davanti al dubbio rifiorire della cultura acida, Andy Partridge (Sir John Johns), Colin
Moulding (The Red Curtain), David Gregory (Lord Cornelius Plum) e Peter Phipps (E.I.E.I. Owen), avevano deciso di eliminare tutti gli artifici e le cretinerie di una falsa tendenza di ritorno, regalandoci. un disco che sacrificava sul grande altare della fantasia la serietà solo presunta dell'operazione.
Ora, come il suo predecessore, ma con una minore istigazione allo sberleffo (ormai non ce n'è più motivo),
Psonic Psunspot continua la raccolta di citazioni imperdibili - Beatles, Rolling Stones, Small Faces, Move, Easybeats, Electric Prunes - dando vita ad un
pastiche piroteonico fatto di rapide riprese e di fulminanti derisioni. Il loro atteggiamento è quello tipico degli smodati conoscitori dei tema in esame: da una parte si divertono a far mostra della loro enciclopedica preparazione, dall'altra lasciano sempre aperti i boccaporti dell'ironia. Il risultato è semplicemente "stratosferico". Mai sentiti quaranta minuti di musica più pieni di questi. Altro che "lettere allo psic" qui, come gia' in
Skylarking, si scrive direttamente al Signore. Solo che in questo caso è meglio iniziare con un
"Pdear Pgod!"
Giampiero Vigorito 8½/10 - Rockstar n. 86 Novembre 1987
THE DUKES OF STRATOSPHEAR
Psonic Psunspot
(Virgin, 1987)
Costumi sgargianti, testi improbabili e una
musica dalle forti tinte floreali che sembrava provenire direttamente dagli anni
'60. Questi gli ingredienti di 25 O'Clock, l'ep con cui i fantomatici Dukes Of
Stratosphear si sono fatti conoscere nel 1985. Una formula ripetuta un paio
d'anni più tardi con l'album Psonic Psunspot. Nel frattempo, il trucco era stato
scoperto: dietro i surreali pseudonimi di Sir John Johns, The Red Curtain e Lord
Cornelius Plum si celavano, rispettivamente, Andy Partridge, Colin Moulding e
David Gregory, ovvero gli XTC al gran completo, coadiuvati per l' occasione dal
fratello di quest'ultimo, Ian (alias E.I.E.I. Owen), alla batteria. In altre
parole, il gruppo pop più intelligente, dell'ultimo quarto di secolo che rende
omaggio alle proprie radici, fra rimandi beatlesiani, melodie stravaganti,
collage sonori e aperture esotiche. E il risultato è il più puro distillato di
psichedelia Sixties da molto tempo a questa parte. Come si conviene, il bel
gioco è durato poco, e i Dukes sono stati presto messi in naftalina. Il loro
nome resta comunque nel cuore degli appassionati grazie a questi due dischi
(ristampati in un unico cd), a tratti persino superiori alle migliori produzioni
della band madre.
Aurelio Pasini - Il Mucchio Extra n. 7 - Autunno 2002
(i 100 album di
culto)