XTChedelico!
XTC
"Oranges & Lemons"
L'ambizione degli XTC è semplice ed è sempre rimasta la stessa: fabbricare dei rock in una stanza,
un rock autarchico che trovi in se stesso le sorgenti d'energia e le materie prime.
Del rock individualista che arrivi a dire qualcosa prima di essere canalizzato in
desolanti etichette, un rock insulare e misantropo. Da Drums And Wires e Black
Sea, da Mummer a The Big
Express, gli XTC ci hanno fatto riscoprire il piacere di collezionare tutti i loro dischi, le foto, i
manifesti, le interviste, di conoscere a memoria i testi delle canzoni e di cantarli con loro, di ascoltare un
album cento volte senza mai temere che il virus della noia si annidasse da qualche parte.
Skylarking, più di due anni fa, era stato l'album della serenità. Qualcosa di prezioso, di
evocativo, di talmente solare da far pensare ad un lavoro uscito fuori in una speciale atmosfera di
benessere assoluto. La regia di Todd Rundgren rientrava in questa specie di beatificazione ideale
come l'elemento virtualmente decisivo. Il risultato, come si è detto, è stato semplicemente
entusiasmante. Anche quando abbiamo capito di esserci goffamente sbagliati. Perché la collaborazione tra i signorotti
di Swindon ed il loro geniale produttore dal volto
equino, anziche' tendere ad una simbiosi perfetta (come sembrava raccontarci ogni singola nota) era stata traumatica
per Partridge e soci, continuamente in lite per l'approvazione di ogni loro idea contro la volontà individualista di
Rundgren.
Usciti fuori da
quell'esperienza, gli XTC hanno amato il loro disco ma non hanno accettato il modo in cui era stato
realizzato. Allora hanno deciso di conquistarsi una ulteriore possibilità di gestione diretta sul loro prodotto.
Hanno preso un lungo periodo di riposo, si sono assicurati il 50% dei pacchetto azionario della
produzione ed hanno affidato la restante metà a Paul Fox. A dimostrazione dei fatto che un nuovo
disco non poteva non sfruttare il giacimento aurifero di Skylarking, Oranges &
Lemons, il titolo,
prende liberamente spunto dalle due, prime parole di 'Ballett For A Rainy Day". In questo senso la
continuità non poneva che l'imbarazzo della scelta : proseguire ad
innaffiare i campi patriottici con i loro tipici inni (recuperando qualcosa di English
Settlement, l'altro album doppio della loro storia) o dare una lezione ai revivalisti
psichedelici (e quindi indossare nuovamente le casacche da Magical Mistery Tour dei Dukes Of
Stratosphear) o gustare
semplicemente le gioie prelibate dei classicismo beatlesiano.
I nostri tre amici affiorati da una pagina dei Circolo Pickwick, hanno scelto la chiave della riflessione e della sintesi.
E ancor di più della
riconciliazione trionfante di tutto ciò che costituisce da sempre la loro forza. la loro musica è
energica senza essere violenta e possiede in più una certa fluidità che ci viene incontro a partire dal
primo ascolto. II virtuosismo è meno increspato e più tranquillo. I brani, ben quindici, sono più lunghi, compositi,
spesso concatenati tra loro (come già accadde per Skylarking), impreziositi da un 'tornado' di suoni tra i quali emerge la "tromba d'aria" di Mark
Isham, tutti pervasi di un'essenza britannica molto penetrante. Pieno fino alla saturazione di chitarre in
arpeggio, di un'elettricità magmatica e di arrangiamenti ritmici insoliti, Oranges & Lemons fa parte di quei dischi entusiasmanti,
calorosi, ricchi di humour e perfettamente animati dove i dettagli sono più curati dell'insieme. i pezzi di Partridge
contengono ognuno una coltura in vitro per
almeno altre dieci canzoni; ma lui si accontenta di accennare a qualcosa di grandioso, per poi
abbandonarlo subito, lasciandoti la voglia di inseguire una nota come fosse l'unicorno misterioso di una leggenda.
Moulding, dal canto suo, firma come sempre il pacchetto di canzoni più ridotto,
appena tre, occupandosi del nitore, della dolcezza un po' trasognata e della riuscita dell'incontro. Le sue
"King For A Day",
'One Of The Millions? e "Cynical Days" rimangono in testa per un periodo illimitato. Senza contare le
partridgiane. "The Loving" e "Pink Thing", da infilarsele dentro come un pacemaker. In Oranges & Lemons tutto è limpido, ogni
nota, ogni sonorità, è là per qualcosa di preciso.
illustrazione di Stefano Canulli
Giampiero Vigorito 8½/10
- Rockstar n.103 Aprile 1989
XTC - Oranges & Lemons
Sono ormai parecchi anni che il sottoscritto si cimenta, non sempre con successo,
nel tentativo di affrontare in modo relativamente inedito
l'argomento XTC. Una band che, lo si voglia o meno ammettere, presenta la singolare caratteristica di essere
costantemente uguale a diversa rispetto alle sue precedenti incarnazioni viniliche.
Perdonatemi dunque se, verificato lo stato comatoso nel quale stamane versa la mia creatività, per occuparmi di
Oranges And Lemons - nono album dell'ensemble, addirittura doppio,
che segue l'ottimo Skylarking del 1986, parentesi Dukes Of Stratoshear esclusa
- mi rifugerò nella rassicurante banalità dei "cliché", limitandomi alle solite enunciazioni di circostanza,
vale a dire: 1) Andy Partridge è uno dei più grandi (forse il più grande) geni del
pop-rock contemporaneo, e il suo alter-ego Colin Moulding non gli è da meno; 2) gli XTC, pur apparendo saltuariamente
nelle zone alte delle Charts (vedi il clamoroso esempio di
"Dear God") sono un gruppo "di culto", troppo intelligente e fuori dal comune per
lo "stardom"; 3) Partridge e soci posseggono un innato talento nel concepire ed arrangiare canzoni raffinate
ed elegantissime; leziose, certo, e a tratti anche un po'
autoindulgenti, ma sempre irresistibili nella loro miscela di rimembranze
beatlesiane, armonie aggraziate, imprevedibilità di soluzioni a tecnologia.
Non resta molto da aggiungere, dunque, su
Oranges And Lemons, un lavoro policromo, gioioso a frizzante
- e magari più "commerciale", nel senso buono del termine, di altre realizzazioni della band
- che esalta ancora una volta l'estro e le capacità di questa eccezionale equipe di briosi sperimentatori del pentagramma;
ad approfondire sarà invece utile
l'intervista ad Andy Partridge pubblicata su questo stesso numero, eloquentissima spiegazione del vasto a multiforme
universo XTC. Di meglio, sapete, non riuscirei proprio a fare...
Federico Guglielmi - VELVET n. 6 Marzo
1989