Tratto da "NEW WAVE"
di Simone Arcagni contributi di Riccardo Bertoncelli e Federico
Guglielmi
Atlanti Universali Giunti
ISBN 88-09-01849-4 -
128 pagg. -
2001
XTC
Con un nome che suona come “ecstasy”, sono stati uno dei
maggiori fraintendimenti del periodo: vista con gli
occhi di oggi, infatti, la band di Partridge e Moulding
appare forse la formazione più importante del pop
inglese post-Beatles. Invece ai tempi dell’esordio si
cercò persino di spacciarli per punk prima di inserirli
nella new wave.
La prima definizione può trovare un’esile conferma solo
in certa vitalità e nella ritmica ossessiva di alcuni
brani del primo disco, risultando comunque
inappropriata; la definizione di new wave, invece, viste
certe trame chitarristiche, certi suoni quasi dance,
l’uso dell’elettronica e l’originalità compositiva, può
parere meno peregrina. Si tratta comunque dell’ultima
grande, “classica” formazione di pop inglese, come
dimostrato da album storici quali ENGLISH SETTLEMENT o
SKYLARKING. Qui peraltro interessano solo i primi tre
album, in cui si possono riscontrare, in un contesto
affatto originale, alcune influenze del suono postpunk.
White Music
(Virgin, 1978)
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Andy Partridge (chitarra, voce e tastiere), Colin Moulding (basso e voce), Terry Chambers (batteria) e Barry Andrews (tastiere) esordiscono con un disco agitato e schiumante, che negli anni sarà fonte di qualche imbarazzo e comunque di un severo ridimensionamento da parte dei protagonisti:
"quattro furbetti alla Monkees/Beatles/Jetson", secondo la definizione di Andy
Partridge, che usano i bruschi metodi delle rapine Pistols per farsi largo in realtà nel mondo del pop. Partridge canta
"con un verso da foca da spaccare le casse" e suona la chitarra "con effetti da Robby robot che fa a pezzi gli scaffali del reparto stoviglie di un grande ragazzino", Barry Andrews manovra una specie di Farfisa come se fosse un Casio impazzito: ne vengono guizzanti originali come
Radios In Motion o X Wires e improbabili cover come
All Along The
Watchtower, che via Dylan e Hendrix finisce in farmacia, sullo scaffale degli
stimolanti. Di che si tratti, infine, lo spiega fin dal titolo la canzone più famosa del periodo:
This Is Pop! (Yé-Yeah).
Go 2 (Virgin, 1978)
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Prodotto da John Leekie (Stone Roses, Radiohead), è un disco influenzato molto di più del precedente dal suono delle macchine e dal nuovo rock alla Brian
Eno, anche se restano un irresistibile candore di fondo e il gusto per furiose colluttazioni ritmiche. Iniziano anche a sentirsi i debiti nei confronti di Lennon e
McCartney, e non solo perché il disco è registrato ad Abbey Road. Mekanic Dancing (Oh We
Go!), My Weapon e la deliziosa Battery Brides sono i pezzi di spicco di un album che in realtà manca di canzoni artiglianti e vincenti. Gli americani aggiungono al repertorio originale
Are You Receiving Me? e fanno bene; anche se non diventa un hit, è uno dei temi più maliziosi e attacca-tutto degli
XTC.
Drums And Wires (Virgin, 1979)
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Esce Barry Andrews ed entra in formazione Dave Gregory; anche se il nuovo sa suonare le tastiere, è fondamentalmente un chitarrista, e il suono ne risente. Prodotto da Steve
Lillywhite, che sta muovendo i primi passi e presto diventerà uno dei più grandi produttori della scena inglese, l'album è un balzo avanti
rispetto agli esordi: la fine della preistoria XTC o forse meglio, considerata la qualità del materiale, l'inizio della trilogia d'oro, con BLACK SEA e ENGLISH
SETTLEMENT. La lenta e inesorabile Making Plans For Nigel, con la batteria che sembra girare come una pala di elicottero e la chitarra che graffia metallica, è la carta vincente, entra in classifica e trasforma i rospi in piccoli principi new
wave. Ma non c'è solo quello: anche Life Begins At The Hop (il primo singolo), anche la soave
Millions e quella Reel By Reel [sic] che accentua il lato malinconico del disco: una sfumatura bene o male sempre presente nelle composizioni
XTC.