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XTC This is pop!
XTC. Si pronuncia come
"ecstasy" ma non ha controindicazioni. XTC
è invece una delle più grandi band portate dall'onda nuova sul finire degli anni Settanta, autori di raffinate ballate e quadri musicali di rarissima delicatezza. Sono stati spesso indicati come i veri eredi musicali dei
Beatles, che il più recente pop britannico può solo velatamente riprodurre.
di Claudio Chianura
SM
Strumenti musicali n. 222 - Luglio/Agosto 1999
Eppure il loro ultimo disco risale a ben sette anni fa. Poi il silenzio, il rifiuto di continuare a incidere per un'etichetta, la Virgin, cui li legava un contratto da loro giudicato iniquo. "Le nuove canzoni proposte sapevano di già sentito", si difendono i loro discografici inglesi. "Ci chiedevano di scrivere cose più simili ai vecchi Police", risponde Andy Partridge, leader storico del gruppo che abbiamo intervistato ora che è stato pubblicato il nuovo
Apple Venus Vol. 1 (Cooking Vinyl - RTI Music), disco che infatti riprende il discorso come se dal 1992, data di uscita del precedente
Nonsuch, non fosse trascorso poi così tanto tempo. Difficile dar torto all'impressione dei discografici Virgin, ma siamo assolutamente felici che gli XTC non abbiano dato loro ascolto.
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Strumenti Musicali - Innanzitutto, qual è stata la risposta al nuovo disco
Apple Venus?
Andy Partridge - Oh, splendida! Davvero, incredibilmente buona. Ne sono quasi spaventato, intimorito. Perché a volte viene proprio difficile credere ai complimenti della gente. Da molte parti
Apple Venus è stato definito un vero capolavoro.
SM - Il nuovo disco è stato lungamente atteso. In quale periodo sono state composte le canzoni?
AP - Non abbiamo potuto incidere dischi per troppo tempo, a causa delle note vicissitudini contrattuali con la Virgin. Ma abbiamo proseguito il nostro lavoro, e i brani di
Apple Venus sono stato scritti in circa un paio d'anni, dal 1992 al 1994.
SM - Perché il rapporto con la Virgín si è deteriorato? Eppure anche il vostro disco precedente.
Nonesuch, era un ottimo lavoro.
AP - A causa dei termini contrattuali. Non guadagnavamo nulla dai nostri dischi. Era impossibile continuare il lavoro con loro. Era troppo frustrante per noi. Inoltre non c'era più alcuna fiducia nella nostra musica a non promuovevano adeguatamente i nostri dischi, quindi...
SM - L'assurdità consiste nel fatto che non vi abbiano lasciati liberi di lavorare altrove e abbiate dovuto restare inattivi per tanti anni. Così questo è una specie di nuovo album di debutto, no?
AP - Sì, è come ricominciare daccapo.
SM - A questo punto abbiamo quasi anticipato la risposta a una delle domande che desideravo farti: cos'è stato più complicato per voi da gestire, il rapporto con le case díscografiche o i concerti dal vivo, visto che da moltissimi anni non si vedono più gli XTC in concerto?
AP - All'inizio della nostra carriera abbiamo passato cinque anni suonando in continuazione, quasi ogni giorno. Dal 1977 al 1982. Poi è diventato pian piano più difficile, ingestibile. Quel tipo di vita ci stava mandando a pezzi.
SM - Anche per via di alcune defezioni nel gruppo?
AP - No, no. È solo che non puoi vivere sempre in albergo, senza la possibilità di avere la tua vita privata, i bambini... Puoi immaginare le difficoltà di questo tipo. Volevo vivere come una persona normale, abitare in una casa con mobili scelti da me, la qual cosa rischiava di diventare una semplice fantasia andando sul palco tutte le sere.
SM - Posso dedurne che non abbiate in programma di suonare dal vivo.
AP - Infatti. Non lo faremo. Semplicemente non credo che sia necessario neppure per la promozione del disco. Quel che facciamo è scrivere canzoni e registrarle per il disco. Questo è il nostro lavoro.
SM - Così è possibile definire gli XTC come una band da studio. Proprio ciò che diventarono i Beatles dopo l'abbandono delle scene. Ti avranno fatto questa domanda molte altre volte, ma che cosa fa davvero dire a qualcuno: "gli XTC mi ricordano i Beatles". Qual è la specifica eredità lasciata dai Beatles, secondo te?
AP - Spesso è semplicemente un problema di età. Tutti quelli che sono cresciuti con la musica dei Beatles tendono naturalmente a ricondurre a quella musica le produzioni attuali. È la loro pietra di paragone. I Beatles sono un "template" per la musica di gruppi come gli XTC. Sono una specie di modello guida. Eppure non tutti apprezzano i Beatles e la musica pop in genere. Cosa che personalmente non riesco a capire. Pensa che una volta stavo partendo per New York e all'aeroporto mi ferma un doganiere decisamente ostile, chiedendomi cosa facessi di mestiere, visto che portavo con me gli strumenti. Gli ho risposto che ero un musicista. E lui: "Scrivi musica?". "No", gli risposi, "non la scrivo ma la faccio lo stesso". "Se non la sai scrivere non puoi essere un musicista", mi disse, "lo odio quel genere di musica!".
SM - Pessimo incontro da fare alla dogana. Forse è per questo che non vuoi più suonare in giro per il mondo.
AP - Però devo dire che allo stesso modo in cui un nostro brano può ricordare i Beatles, potrebbe ricordare magari anche i Kinks di Ray Davies, per esempio, che hanno scritto canzoni tanto belle quanto quelle dei Beatles.
SM - Anche se i Kinks non sono certo paragonabili ai Beatles in termini di notorietà. E poi, probabilmente, tutti cerchiamo di immaginare cosa sarebbe stato il seguito della storia interrotta dei Beatles. Ecco perché tentiamo di immaginarne uno sviluppo proiettandoli su altre band... Ci sono anche molti produttori che si ricordano molto il lavoro dei Beatles, richiamandoli così anche senza le intenzioni dei singoli artisti. Qual è il nome del produttore di
Diva, per esempio, l'album di Annie Lennox...?
AP - Oh, sì... Aspetta... No. Non riesco a ricordarlo. Era un tecnico del suono (Steve Lipsom, NdR). L'avevamo anche contattato per produrre il nostro disco
Nonesuch. Ma pretendeva di cambiare perfino i testi delle mie canzoni. Diceva che non sarebbero stati comprensibili per le ragazzine di sedici anni che ascoltano musica mentre provano i primi trucchi per il viso. Ovviamente non ci importava di produrre un disco pensando a quel tipo di pubblico in particolare.
SM - Un produttore davvero molto intraprendente! Quello dei produttori discografici è stato sicuramente un altro aspetto cruciale della vostra carriera. Il vostro suono è passato attraverso diverse realizzazioni. Per esempio quella di
Skylarking fatta da Todd Rundgren mi è sembrata una delle meglio riuscite. Anche se mi pare di ricordare che tu non fossi del tutto soddisfatto.
AP - Abbiamo quasi sempre lavorato con tecnici del suono, più che produttori musicali, cioè musicisti veri e propri. L'unico musicista è stato proprio Todd. Il problema è che lui ha un ego enorme, che si espande inarrestabile per tutto lo studio mentre lavora. Ha fatto molti arrangiamenti e la sua presenza si sente molto in tutto il disco.
SM - Invece un produttore come Steve Lillywhite è sicuramente più discreto. Ha fatto molte produzioni del tutto diverse, da Peter Gabriel agli U2, dagli XTC agli Psychedelic Furs e non puoi quasi riconoscere la sua mano.
AP - Lillywhite non è un musicista e, quindi, non interferisce in maniera tanto pesante. Lui è molto bravo nel catturare l'atmosfera, la forza di un gruppo a mantenerla intatta nella registrazione su disco.
SM - Dopo l'abbandono definitivo di Dave Gregory, durante le registrazioni di
Apple Venus, tu e Colin Moulding siete rimasti i due unici membri effettivi del gruppo. Avete sempre scritto voi i brani, anche in passato. Lavorate in modo del tutto autonomo quando scrivete?
AP - Sì. Scriviamo individualmente.
SM - Qual è la caratteristica principale che vi distingue l'uno dall'altro? Perché in realtà la vostra scrittura risulta assolutamente omogenea a complementare all'ascolto dei dischi.
AP - Sì. Le nostre canzoni stanno bene insieme. Abbiamo la stessa concezione della scrittura, della composizione. È una specie di cospirazione comune che conduciamo, anche se partiamo da posizioni del tutto opposte. Moulding è un tipo estroverso che scrive di interni. Io sono un casalingo che scrive dell'esterno. Moulding ambienta le canzoni in una stanza chiusa. Io parlo di prati, alberi, paesaggi.
SM - Ho sentito in passato alcune tue produzioni soliste, diverse da ciò che fai con il gruppo. Penso per esernpio a
Through the Hill, prodotto insieme al compositore Harold Budd, ma anche al tuo disco
Takeaway. E so che recentemente avevi anche iniziato a lavorare col chitarrista italiano Roberto Zorzi; che si interessa principalmente di improvvisazione. Però non avete mai pubblicato nulla di strumentale nei dischi degli XTC, come mai?
AP - Solo in passato, qualche traccia sui dischi singoli, come lato B. Questo è un problema più legato ai tempi di produzione in studio che a scelte artistiche. Non abbiamo abbastanza tempo per produrre brani con strutture più articolate. È vero che sarebbe naturale immaginare della musica strumentale quasi come un'estensione delle nostre canzoni. Del resto, personalmente mi piacerebbe molto produrre lavori di altri generi musicali: un vero a proprio musical tradizionale in puro stile hollywoodiano, per esempio! Di fatto ci sono così tante cose che mi piacerebbe realizzare, ma non si ha tempo per tutto.
SM - In un certo senso, è come se tra i gruppi più importanti della fine degli anni Settanta, di cui pochi in realtà ancora attivi, gli XTC fossero quelli che sono cambiati di meno. Almeno da
Black Sea in avanti. Sei d'accordo con questa impressione?
AP - Non proprio. Se guardi a tutta la storia della band vedrai un percorso che evolve nel tempo. Però è vero che sin dall'inizio avevamo già un'idea piuttosto chiara del nostro lavoro, almeno in termini strettamente musicali e compositivi. A questa idea si sono però aggiunti diversi elementi negli anni, nuove soluzioni, scelte timbriche, arrangiamenti ogni volta più complessi, più sofisticati.
SM - Si ha quasi l'impressione che siate sempre alla ricerca del disco perfetto, del capolavoro in senso quasi artigianale. Senza sbavature, senza aperture estemporanee. Anche rischiando molto poco.
AP - Cerchiamo solo di rendere ogni disco migliore del precedenti.
SM - E tu come chitarrista, in che modo hai modificato il tuo stile nel tempo?
AP - Non sono più molto interessato alla chitarra di per sé. All'inizio mi preoccupavo maggiormente di come suonarla, quali effetti utilizzare, come essere originale. Ora quasi per nulla. Utilizzo molto di più le tastiere, anche se non sono assolutamente un tastierista. Oggi la chitarra è per me un semplice pezzo fra gli altri strumenti.
SM - Come procedi nella produzione di un disco? Fai dei provini in un tuo studio casalingo?
AP - Sì. Scrivo i pezzi e li registro su un registratore a otto tracce. Faccio tutto quello che è possibile prima di entrare in studio, dove naturalmente viene completato il lavoro di arrangiamento e realizzazione.
SM - Qual è stato il disco più venduto degli Xtc?
AP - Oh, penso... forse
Oranges and Lemons o
Nonesuch. Uno fra questi due.
SM - Proprio i dischi dell'ultimo periodo. È davvero difficile comprendere le case discografiche!
AP - Non è che fossero disinteressati a produrre altri dischi degli XTC, infatti. Però volevano sviluppi differenti. Non c'è dubbio che quello sia stato il periodo di nostra maggior affermazione. E possiamo solo migliorare, ne sono convinto. Inoltre, sai che a ogni nuova uscita discografica riprendono anche le vendite dell'intero catalogo. Molti pensano addirittura che
Apple Venus sia il nostro primo disco, e si meravigliano nello scoprire quanti dischi abbiamo già prodotto in precedenza.
SM - Saranno certamente impressionati dalla qualità dei vostri lavori precedenti:
English Settlement, Skylarking e Oranges and Lemons sono davvero imperdibili. Ad
Apple Venus volume 1 seguirà naturalmente un volume 2, vero?
AP - Sì, certo. Conterrà gli altri brani scritti successivamente a quelli del primo volume, cioè dal 1996 in poi. È tutto ciò che non abbiamo potuto registrare durante questi anni di silenzio discografico.
SM - È una specie di "ghost anthology", di collezione fantasma, in un certo senso.
AP - Ah, è davvero un'ottima definizione!
SM - Recentemente sta accadendo in Italia qualcosa di piuttosto insolito: sono stati pubblicati il vostro nuovo album, quello di David Sylvian a quello di Tom Waits; tutti e tre hanno raggiunto le classifiche di vendita.
AP - Questo dipende sicuramente anche dalla pessima scena musicale attuale.
SM - Non solo. Tutti e tre questi dischi sono usciti a molti anni di distanza dai precedenti. È come se questi lavori fossero stati lungamente attesi anche da coloro che non vi avevano mai ascoltato prima.
AP - Speriamo che questo faccia loro venir voglia di ascoltare anche i vecchi dischi.
SM - Non resterebbero certamente delusi.
Grazie a Claudio
Chianura per la collaborazione
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