Cosa
hai provato ad essere l’unico chitarrista su Wasp Star?
All’inizio
ero molto spaventato. Con il passare degli anni sono diventato poco
attivo nel suonare, e ho capito subito che non potevo più andare da Dave
e dirgli “Le cose complicate le fai tu”. In precedenza io ero quello che
preparava la torta – adesso avrei dovuto preparare anche la glassa della
torta. E’ stato decisamente stressante, ma alla fine mi sono proprio
divertito.
Ti è
pesato non avere un altro chitarrista in studio che ti potesse dare
ispirazione o idee?
E’ difficile
che un chitarrista mi ispiri – è più facile che mi annoino in quanto
poco interessanti. E’ comunque positivo lavorare con altri musicisti che
in qualche occasione suonino roba che ti fa sorridere. Talvolta sorrido
così tanto da spaccarmi la faccia. Sai com’è, “a questo non ci avevo mai
pensato”.
Su Wasp
Star la chitarra ritmica è spesso abbastanza densa e pesante. Non è
quello che mi viene in mente quando penso agli XTC.
Con il
passare degli anni la normalità diventa meno imbarazzante e si sta un
po’ di più con i piedi per terra. Da vecchio puoi anche suonare cose che
in passato ti avrebbero fatto morire per l’imbarazzo. Ma potrebbe darsi
che una chitarra del genere sia solo per questo disco, chi lo sa.
“Stupidly Happy” è basata su un unico riff. Come hai fatto per non farla
sembrare noiosa?
Quando hai
una musica ripetitiva, di solito è la melodia che deve cambiare. In
questo pezzo io ho trovato tre diverse melodie che tra loro funzionano
bene. Il trucco è assicurarsi che si combinino tra loro. E’ come
costruire un orologio – tutte gli ingranaggi devono interagire nel
giusto modo.
Come
hai fatto a capire che era un solo riff quello di cui avevi bisogno?
Non sei stato tentato dall’aggiungere altre parti?
So di avere
in mano qualcosa di buono se mi fa provare un’emozione, anche se è
leggermente stupido. Mi piace la stupidità dei riff monotoni.
Anche River of Orchids va in quella direzione.
L’assolo di "You and the Clouds Will Still Be
Beautiful" ha un gran bel tremolo.
Originariamente ho pensato ci dovesse essere più tremolo. Abbiamo
registrato due tracce, una pulita e una col tremolo, e poi le abbiamo
mixate assieme.
L’andatura blueseggiante di “My Brown Guitar” rivela un lato del tuo
modo di suonare che non avevo mai ascoltato prima.
Volevo
ottenere una leggera sensazione di dilettantismo – tipo rock da ritrovo
per giovani.
I tuoi
assolo sono tutti improvvisati?
Dave Gregory
di solito trascrive i suoi assolo. Io non potrei mai farlo. Io devo solo
cercare di entrare nel giusto stato mentale e provare finché non ne
trovo uno buono. Di solito se non ci riesco coi primi due tentativi devo
impiegare minimo venti minuti a tentennare come un principiante fino a
riscoprire da dove stavo venendo. Questo è il metodo che con me funziona
meglio.
Negli
ultimi anni hai imparato qualche nuova tecnica chitarristica?
No. Sono
proprio pigro, e non mi esercito mai. Passo dei mesi senza toccare la
chitarra. Di conseguenza non ho una grande tecnica, ma almeno non perdo
le forze in esercizi di velocità. Riesco ancora trovare cose che mi
sorprendono. E questo non potrebbe succedere se io fossi “Mr. Tecnica”,
e mi esercitassi tutti i giorni.
Vuoi
dirci chi è il chitarrista che ti ha influenzato maggiormente?
Ollie Halsell.
Il suo modo di suonare sui primi due dischi dei Patto mi ha ispirato
veramente. Non avevo mai sentito suonare qualcuno in quel modo – il suo
stile era molto fluido. Raggiunse luoghi che altri chitarristi temono di
raggiungere. Il suo approccio non proveniva dalla Terra della Chitarra.
Approccio che deve molto a McCoy Tyner o a John Coltrane. Nessun
chitarrista che si rispetti dovrebbe morire senza aver ascoltato Ollie
Halsell. Altamente raccomandato.
Un altro
disco cui devo molto è Live Dead dei Grateful Dead. In Dark Star, per
esempio, il modo di suonare è lentissimo, è come essere a “suona assieme
allo zio Jerry”. Quel disco mi ha insegnato parecchio riguardo
l’applicazione delle scale musicali. Era veramente facile suonarci
sopra, tanto da darmi un sacco di sicurezza.
In
questo disco utilizzi qualche modo alternativo di accordatura?
No. E’ una
fase in cui ci entro e poi esco. Secondo me le nuove accordature sono un
modo perverso di trovare accordi normali e nella corretta posizione. E’
positivo provare nuove accordature perché nel processo inganni il
cervello e scrivi delle canzoni - - o addirittura un intero album pieno
di canzoni.
Che
chitarre usi in questo disco?
Per il 70 per
cento del disco suono una Squier Telecaster che era sempre disponibile
in studio, e con cui facevo sentire agli altri le mie idee. Avevamo
iniziato ad aggiustarne il suono e ho pensato “questa chitarra suona
proprio bene”. Ho anche usato la mia Ibanez Artist del 75 ed una
chitarra ¾ personalizzata costruita da Dennis Fano.
Come
hai ottenuto la qualità del suono di Wasp Star?
Ho usato un
Line 6 Pod. In realtà abbiamo fatto passare ogni cosa presente sul disco
attraverso il Pod. Non posso fare a meno di consigliarlo mai abbastanza.
L’agonia di dover pensare quale amplificatore usare è finalmente
sparita. Posso collegare il Pod direttamente al banco o pomparlo con il
mio ampli Sessionette 70 e microfonarlo. Microfonare un amplificatore
ti permette di ottenere la sensazione fisica di un pugno nello sterno
che a volte non riesci ad ottenere registrando direttamente.
Come
avete registrato Wasp Star?
Abbiamo usato
un sistema Atari Radar fornito di hard disk. Questo è il disco più
editato di tutti gli altri. Suona stupido dirlo di questi tempi, ma
pensavamo che la gente fosse disonesta a editare le varie registrazioni
insieme. Sui vecchi dischi usavamo una traccia ritmica qualsiasi,
bastava che non avesse errori. Abbiamo lavorato così per anni. Abbiamo
iniziato ad editare le tracce sul serio con Apple Venus volume 1.
Come
pensi che la tecnologia possa cambiare la musica?
La tecnologia
influenza i gusti musicali della gente. Oggigiorno l’ascoltatore medio è
così appiattito dalle meccaniche musicali che se gli fai sentire un
disco dei Rolling Stones degli anni 70 ti direbbe “questi non sanno
suonare”. E non va bene.
Su”
Black Sea” e” Drums and Wires” quante parti di chitarra sono farina del
sacco di Dave Gregory e quante del tuo?
Alcune cose
sono esclusive di Dave. Se senti una figura basata su un arpeggio – tipo
Ten Feet Tall – era una sua idea. Il mio modo di suonare è più
ondeggiante, con più cose raggruppate dal suono denso. Penso che io e
Dave ci completassimo a vicenda molto bene. Io ero un po’ più fuori, che
orbitavo attorno al tutto, mentre lui era decisamente al centro.
Quando
componi com’è che ti rendi conto di aver fatto centro?
A livello
emozionale riconosco la roba di serie A in pochi secondi. D’altra parte
altre volte succede di dover lavorare a lungo e duramente prima di
capire se una canzone è buona o no. A volte le canzoni su cui ho
lavorato più a lungo sono quelle che ho cestinato.
Quando
capisci che è il momento di dire “basta” e smetti di lavorare su una
particolare canzone?
Una canzone
deve arrivare almeno allo stadio di demo. Mentre la stai registrando non
puoi sapere se una idea può spiccare il volo o no. Vesti una canzone con
abiti diversi e potresti improvvisamente dire “wow! Sta succedendo
proprio adesso!”. Scopriresti quanto può essere bella con un
impermeabile giallo fluorescente al posto del costume da bagno nero che
indossava prima.
Gli
arrangiamenti vocali li prepari sulla chitarra?
Si. Non sono
molto pratico con le tastiere.
A che
punto del processo di composizione inizi ad elaborare gli arrangiamenti
vocali?
A volte sono
integrati nella canzone fin dall’inizio, e agiscono come da
fertilizzante per far crescere la canzone. Per esempio, in “I’m the Man
Who Murdered Love” la melodia principale era troppo carina per
sopravvivere da sola, ma mi piaceva. Creare un arrangiamento vocale
attorno alla melodia le permette di rimanere in piedi per tutta la
durata della canzone.
Altre volte è
solo una sensazione. Su “You and the Clouds” Colin pensava ci volesse
qualcosa che aprisse la canzone e che la facesse espandere. Cantò una
nota o io dissi “Adesso canta questa nota e quest’altra”. Nell’arco di
due minuti abbiamo composto una entusiasmante armonia dissonante in
quattro parti per introdurre l’ultimo gruppo di ritornelli.
Hai mai
recuperato una canzone che pensavi fosse orribile?
No. Se è
orribile semplicemente la scarto. Comunque ho recuperato canzoni che
tutti gli altri pensavano fossero davvero brutte, mentre io ci credevo
molto. “I’m the Man Who Murdered Love” è una di queste. L’avevo scritta
alla fine delle sedute di registrazione per Nonsuch. Credevo veramente
in quella canzone, ma nessuno voleva farla. La mia persistenza ha
ripagato.
Come
compositore come riesci a non ripeterti?
Io mi ripeto,
ma più con i temi dei testi che con le sequenze di accordi. Mi ritrovo
spesso a ripetere argomenti quali il guadagnare abbastanza soldi, il
ciclo della vita e della morte e l’amore fatuo.
Si dice
che “gli XTC usano scale ed accordi come tutti gli altri, però sono
totalmente originali”. Come lo spieghi?
Gli accordi
possono suonare abbastanza normali, ma noi suoniamo delle inversioni che
sono una nostra caratteristica. Per esempio, ogni volta che suono un
accordo di Mi maggiore, lo suono con un Sol diesis basso. Me lo fa
sembrare più caldo. Oppure quando suono un La maggiore tendo a suonarlo
con il Mi cantino sul Fa diesis, così finisco col suonare un La 6. Poi
non riesco a suonare un Re maggiore senza suonare il Fa diesis sul Mi
basso. Mi piace la grande rotondità di questa inversione. Nonostante
siano brutte abitudini, sono gran parte del nostro sound. Per cui, in un
certo modo, noi suoniamo gli stessi accordi di tutti gli altri, ma con
una leggera stortura.
Ti
sforzi coscientemente di trovare melodie orecchiabili mentre componi?
Se la melodia
non è coerentemente orecchiabile, probabilmente la scarto. Io guardo
alla melodia come alla linea dell’orizzonte. Va su, su ancora un po’, di
colpo giù e poi ancora su. Canzoni diverse da così mi annoiano. Non
vanno da nessuna parte. Io devo comporre melodie orecchiabili che vanno
su e giù. E’ un forte desiderio di fare qualcosa fuori luogo.