C’è stata
una grossa evoluzione nel tuo modo di suonare, dall’approccio
punkeggiante dei primi dischi ad un suono più caldo e fluente degli
ultimi.
Penso solo di
aver imparato a suonare meglio. Nei vecchi dischi c’è troppa materia,
soprattutto da parte mia. Adesso suono meno di quanto facessi qualche
anno fa, e ancora non mi sembra ci sia abbastanza vuoto. Sembra solo che
sia piazzato meglio – questo è il segreto. Quando avevo circa 22 anni
tutto quello che volevo era essere sentito, ma non puoi farlo suonando
di meno. Suonando troppo su una canzone di un altro non fai altro che
pasticciarci sopra. Devi auto disciplinare il modo di suonare, cosa che
non ho fatto fintanto che suonavamo dal vivo.
Hai
qualche esempio da farmi?
I primi
quattro dischi!
Hai
qualche modello di riferimento per il tuo modo di suonare il basso?
Il bassista
dei Free, Andy Fraser, suonava le cose più grezze, e questo
probabilmente è ciò che mi ha spinto ad andare in giro a suonare. Al
basso devi essere più grezzo di qualsiasi altro, dato che si suppone tu
sia in seconda fila – e quello che fai diventa importante ed è come “oh,
e da dove arriva questo!”. Poi ritratti la tua posizione iniziale.
Continuo a credere che la parte di basso di “All Right Now” sia la
migliore mai utilizzata. Non suona mai nei versi, ma solo nei ritornelli
e un poco nel middle eight, e a quei tempi per me fu una rivelazione.
Quale
delle tue parti di basso ritieni la migliore?
Non sono in
grado di decidere quale sia la migliore. E’ molto più simpatico dire che
ho dato del mio meglio su ogni canzone. In qualche canzone posso essere
stato meno personale che in altre, ma se funziona significa che va bene
lo stesso perché ho fatto quello che era necessario.
Stai
migliorando in questo?
Mi piace
pensarlo. E’ stato terribilmente difficile all’inizio, e probabilmente
suonare tanti concerti ha peggiorato la situazione! E’ stato così dagli
inizi fino alla metà degli anni 80, prima di riuscire a combinare
qualcosa di buono.
Come
lavorate tu ed Andy alle canzoni scritte da lui?
Sulle sue
demo lui suona il basso. A volte il basso non c’è, in questo caso lui mi
chiama per trovare qualcosa. A volte c’è una mezza idea e come il basso
dovrebbe essere, e allora le parti difficili le lascia vuote. Ma se
propone qualcosa che pensa sia parte integrale del brano, ovviamente io
lo suono. E’ piacevole trovare una buna parte per la canzone di un
altro, ma non essenziale. Con un buon arrangiamento è possibile
migliorare una canzone – ma alla gente interessa la canzone. Deve
piacergli la canzone; non deve piacergli il basso. Voglio dire, è una
cosa da musicisti, davvero, prestare attenzione al basso e a roba del
genere.
Da
autodidatta ti sei mai pentito di non aver mai studiato formalmente,
così da poter scrivere per esempio gli arrangiamenti degli archi?
Sarebbe bello
poterlo fare. Sono parecchio soddisfatto del mio arrangiamento di ottoni
per “Frivolous Tonight”, anche se l’ho composto assieme a Dave Gregory.
Io cantavo le note, lui le riproduceva sul piano e poi le
trascriveva.
Conosci i
nomi degli accordi delle canzoni che componi?
No. Io credo
che non sia necessario conoscere i nomi degli accordi in cui si cala la
melodia. Ma è necessario avere orecchio. Comunque la roba migliore
scaturisce dall’istinto. Dimenticati della parte tecnica; è solo quello
che provi in quel momento. Ciò nonostante mi piacerebbe poter leggere la
musica – mi aiuterebbe molto a convogliare le idee ad altri.
Qual è il
tuo approccio di lavoro in studio con i batteristi?
Sono sempre
l’ultimo a suonare. Noi mettiamo tutto insieme, e dopo registro il mio –
così che il mio lavoro non sia la parte essenziale. Quando gli altri
hanno concluso il loro lavoro, io mi porto a casa il nastro e ci metto
su il mio. Sicuramente mi piace preparare il basso per ultimo, quando
conosco tutti gli altri elementi. Puoi realmente migliorare la tua
parte.
Che
reputazione hai di te stesso come bassista?
Tecnicamente
penso di essere terribile. La tecnologia mi ha aiutato molto. Sai,
inseriamo cose qui e là e dappertutto, sezioni qualcosa e lo inserisci
dove vuoi. E diventa un tutt'uno. La tavolozza è cresciuta molto adesso;
puoi fare quel tipo di cose così da poterti esprimere molto meglio. Se
lo fai in tre o quattro volte! OK, se inizi a registrare una parte per
giorni, alla fine la cosa diventa noiosa, e puoi perdere l’impeto. La
cosa importante è mantenerne lo spirito, perché una volta interrotto lo
spirito non c’è modo di rendere bene una canzone.
Hai un
approccio particolare per preparare le parti di basso?
Mi piace
prendere le mie demo o quelle di Andy, riversarle su due tracce del mio
Portastudio, e suonare sopra le restanti due tracce. Aiuta moltissimo
poterle riascoltare intere, come canzoni.
Quanto sei
conscio dello sviluppo di questo processo? Pensi, OK, abbiamo una sezione
di basso impegnativa nei primi versi, quindi nel bridge dovremmo
alleggerirlo un po’….
Sì, una cosa
del genere. Critico me stesso e semplifico la parte. Catturarne
l’essenza, togliendo solo una o due note. Cos’è quello che rimane?
Quello che rimane sarà la parte migliore. E continui a riascoltarlo per
vedere cosa preferisci. Senza ascoltarlo tecnicamente, ma dal punto di
vista emotivo.
Tu parli
di metterci la minor quantità possibile, mentre molti musicisti
vorrebbero sempre suonare otto note per battuta, perché suonare di meno
significa contribuire meno.
E’ una
sensazione. Se la canzone richiede otto note per battuta, allora è
quello che ci vuole. Devi guardare la canzone per quello che è e dire
“Questa parte è più interessante, ma rende davvero giustizia alla
canzone? Forse potrei fare qualcosa di più interessante nel secondo
verso – ma nel primo questo è quello di cui il brano ha bisogno.”
La musica
degli XTC è cambiata molto dopo che nel 1982 avete smesso di suonare dal
vivo.
Quando smetti
di suonare dal vivo la tua tavolozza si amplia, dato che non devi più
preoccuparti di riprodurre ogni cosa in concerto. In studio possiamo
fare quello che vogliamo, possiamo essere indulgenti con noi stessi
molto di più – e allo stesso tempo ne sono spaventato. Ora siamo dei
quarantenni, e la prospettiva di tornare sul palco per saltare su e giù
mi sembra poco dignitosa.
Ti da più
opportunità l’aumentata sofisticazione armonica della tua musica?
Effettivamente penso che me ne dia di meno. Normalmente, più sono
complicati gli accordi, più è richiesta una maggiore ancora da parte del
basso. In questi casi non si guarda al lato melodico della canzone, ma a
quello ritmico. Per esempio, in qualcosa tipo “That Wave” dove ci sono
degli accordi pazzeschi e dissonanti, probabilmente penserei, “OK,
questo lo dobbiamo stabilizzare”. Così si cercano gli accenti giusti da
suonare che rendano il giro più interessante. Che tu ci creda o no si
possono fare un sacco di cose con le ottave e le quinte.
Tu sembri
avere la quintessenza della personalità del bassista: maturo, riservato,
stabile e pragmatico.
Sono uno dei
“Ragazzi della stanza accanto” – ed è quello che mi piace fare. Se
scrivi una canzone e la canti, devi uscire per farla sentire, ma mi sono
sempre sentito fuori posto. Mi piace essere uno dei ragazzi della stanza
accanto.
Sei
bassista in parte a causa della tua personalità?
Credo di sì.
E’ molto più gratificante alzare la testa da dietro la gente e dire
“sono qui”, sia dal punto di vista caratteriale che musicale. Se in
un’intervista, dopo non aver detto niente per due ore, alzi la testa e
dici qualcosa, la gente ti ascolta. Se parli tutto il tempo la gente si
tappa le orecchie!
Ora che
hai la tua casa discografica non c’è più nessuna macchina commerciale
che ti prepara per le masse. Stai risolvendo lo status quo in termini di
popolarità?
No, vogliamo
essere popolari e vendere dischi – per raggiungere più gente possibile.
Ma a proposito della nostra musica, non è che la abbiamo sotto
controllo. Assorbiamo influenze, e le canzoni che componiamo sono fuori
dal nostro controllo. Non è uno sforzo consapevole, è dove ti portano
gli occhi della mente. Se non è commerciale e non si colloca nello
schema delle cose attuali le nostre vendite saranno minime. Se succede,
fantastico. Ma noi non vogliamo giocare ad essere delle pop star. E’ già
abbastanza bello comporre canzoni e lavorare in studio, e quando
qualcuno non ci vorrà dare i soldi per farlo, li prenderemo in prestito
da qualche altra parte.
Sfortunatamente la buona musica non si vende da sola.
Beh, non c’è
giustizia per i precursori. Ma non c’è bisogno di questo per tirare
avanti. Invecchiando diventa sempre più importante fare la musica che
ami davvero e che ti piace. Io vorrei vendere dischi, perché dobbiamo
pagare i conti e tutto il resto. Ma è molto importante che piaccia a noi
stessi. Se componi per gli altri ti farai solo del male, non
raggiungerai il successo che pensi di meritare. Se ti piace quello che
fai, e la critica ne parla male avrai comunque ottenuto qualcosa. Io
penso che Apple Venus sia un gran bel disco, e prima o poi qualcuno da
qualche parte lo ascolterà e lo apprezzerà. Questa è l’unica cosa in cui
speriamo.