Andy Partridge - Il segno di Venere
Un disco dopo anni di battaglie legali.
La forza dei sentimenti, dell'intelligenza e dell'autonomia creativa.
Leader della band di Swindon insieme a Colin Moulding, Partridge ci
parla dei ciclo "Apple Venus", di cui uscirà il secondo capitolo
all'inizio dei 2000.
di Giacomo Pellicciotti -
Musica di Repubblica n. 197 / 10 Giugno 1999
MILANO - Sembravano crollati sotto montagne di carta da bollo, nella disputa tra avvocati e tribunali che avevano ingaggiato prima contro il loro antico rnanager e poi contro la Virgin, etichetta discografica che, a partire dal primo, mitico
White music del 1978, li aveva accompagnati per una decina di album, più le antologie, compilation e dischi a nome dei gruppo collaterale Dukes of Stratosphear. L'ultimo braccio di ferro è durato sette lunghi anni, ma ora la band da culto pi ù tipicamente "british" è di nuovo libera.
Andy Partridge e il suo complice Colin Moulding hanno prodotto un nuovo, eccitante album, Apple Venus, Volume 1 ricco di brillanti arrangiamenti orche strali, e sono all'opera con il Volume 2, che dovrebbe uscire a febbraio dei 2000.
Una gioia per gli snobistici seguaci della band, che prosegue nel suo sconfinato amore per il brit-pop di marca Beatles-Kinks, con visionarie aperture lisergiche.
L'unica nota dolente è che gli XTC hanno perso nel frattempo il dimissionario Dave Gregory forse stanco di tanta attesa, anche perché la band non ha mai raggiunto nel corso degli anni un successo da grandi numeri.
Per parlare della rinascita degli XTC riecco a Milano, dopo la lunga pausa, il leader Andy Partridge, ha 45 anni portati con la consueta stempiatura bionda e la distaccata ironia del gentleman di campagna.
Sembra un eccentrico professorino di provincia e in fondo lo è: professore emerito in psichedelia applicata.
Mister Partridge, come ha passato tutti questi anni di silenzio forzato?
«Sono successe cose buone e cose cattive. Non potevamo registrare e io, in più, ho attraversato vicende personali non proprio felici come il divorzio. Con la mia ex moglie abbiamo dovuto sistemare i nostri due bambini, trovando per fortuna un accordo ragionevole per tutti.
Mi sono guadagnato da vivere come produttore di Harold Budd, Cathy Dennis e diversi altri. Me la sono cavata, insomma».
Ci può dare qualche anticipazione sul prossimo album Apple Venus, Vol. 2?
«Per il secondo volume ci stiamo concentrando su accordi di chitarra molto più semplici. Sarà un disco più 'basico", con un budget ridotto, senza ì costosissimi arrangiamenti orchestrali del primo volume.
Li avevo scritti io per i fiati e poi li ha riarrangiati il mio amico Mike Batt. Sono contento di come sono venuti. ma è stato un lavoro molto impegnativo e ci sono voluti molti soldi».
Voi XTC siete più una religione che un affare economico, unico esempio di cult-band che da anni rifiuta il successo commerciale per paura di compromettersi.
«Ci farebbe piacere se fossimo più popolari, la nostra non è una scelta. Ma allo stesso tempo non abbiamo nessuna voglia di cambiare la nostra musica. Con ventimila persone o un milione, rimarrei sempre me stesso,
non lo faccio di proposito, il mio non è un atteggiamento snob, anche Robert Wyatt è così».
E' davvero così soporifera la vita a Swindon?
«E' una città noiosa in un contesto ambientale meraviglioso. Quando non penso alla musica, mi perdo con l'hobby dei soldatini, dipingo, disegno. leggo molto. La mia testa è molto più aperta di
Swindon».
Come mai Dave Gregory ha lasciato gli XTC dopo tanti anni?
«Quando abbiamo registrato con l'orchestra era chiaramente scontento. Poi si è fatto prendere la mano dall'ego. E' già passato un anno, da allora. Non ci siamo più parlai. Con Colin (Moulding) non socializziamo più di tanto, non siamo veri amici:
assomigliamo piuttosto a certi cospiratori da rivoluzione.
Quando ci incontriamo, è solo per schizzare i nostri quadri musicali».
Come giudica la scena musicale di fine secolo?
«Come in ogni decade, c'è il 90% di merda e il 10% di meraviglioso. E' sempre lo stesso, credo che sia nella natura umana produrre solo il 10% di buono. Non solo nella musica, ma anche nella pittura, nel cinema e nelle altre arti.
Quanto alla musica, non mi piace ragionarla in categorie ghettizzanti, perciò ascolto un po' di tutto. Non alla radio, preferisco i dischi. Ultimamente sono passato da Burt Bacharach - per esempio la colonna sonora di
Casino Royale - alla musica di corte di un album delizioso come King Febus dell'Huelgas Ensemble e al jazz sincopato inglese delle dance-band degli anni Venti».
Strani destini di una sigla
Strano come il nome di un gruppo possa cambiare suono nel corso del tempo. Quando gli Xtc apparvero sulla scena, ci si mise un po' di tempo, non tantissimo, a capire che lette con fluida sonorità inglese, le tre lettere davano in realtà la parola "ecstasy".
Grandioso. Ma a quell'epoca delle omonime pasticche ancora non si parlava. Non c'erano. Il riferimento è solo un divertente scherzo del caso, tale però da caricare il nome del gruppo, antico,
ma rispolverato oggi dai favori dell'attualità, di un sapore dei tutto diverso, e probabilmente indesiderato.