Binomi, analogie, confronti
Il campionario è infinito, come del resto una carriera che dura da
almeno una dozzina d'anni lascia facilmente supporre: Partridge &
Moulding, "Generals & Majors", "Drums & Wires", "Ball & Chaìn" e così
via fino a "Oranges and Lemons".
Che il numero perfetto nel pop di nobile lignaggio sia dunque il due?
Anche a quest'ultimo riguardo gli esempi non si contano, ma
l'accostamento più insistente dei due titolari della ditta XTC - a
proposito, dati i tempi converrà subito ribadire che la sua specialità
non sono pillole per acid parties ma zuccherine pasticche diatoniche...
- alla celebrata coppia Lennon-McCartney non è affatto un capriccio
cabalistico.
Già: neppure i cercatori d'oro del Klonkike erano tanto esposti agli
abbagli quanto i critici musicali! Quanti legittimi eredi dei Beatles,
degli Stones, di Bob Dylan e dei Byrds hanno fatto la loro fugace ed
effimera comparsa alla ribalta dei commenti della carta stampata in
questi ultimi quindici anni?
Mai però, come nel caso di Andy Partridge e Colin Moulding, il luccichio
percepito dalla critica è risultato provenire da autentico e pregiato
metallo e non già da dozzinale pirite. Le quantità, si capisce, sono
infinitamente più modeste di quelle che forgiavano i due di Liverpool
lungo "i dieci anni che sconvolsero la musica", ma quelli erano altri
tempi e molto, quasi tutto, era ancora da inventare.
Se evidenti ed innegabili appaiono sul piano formale le analogie fra il
gruppo di Swindon ed i Beatles, un altro fatto ancora dà consistenza
alla liaison che li unisce idealmente: la rinuncia precoce alle
esibizioni dal vivo. Pur maturata attraverso circostanze diverse, quella
decisione ha significato per entrambe le formazioni il rinnegamento
della pretesa complementarietà del momento artistico-creativo e di
quello spettacolare, concedendo al primo rilievo e pregnanza superiori.
Gli effetti di tale scelta non sempre vanno esenti dal pericolo di dare
origine ad una musica per molti versi artificiale, autoindulgente ed
estetizzante in maniera esasperata, qualcosa di molto prossimo a certe
realizzazioni di un'altra celebre coppia di alchimisti dei suoni com'è
quella formata da Donald Fagen e Walter Becker, ma gli XTC danno sempre
l'impressione di vigilare con maggiore attenzione degli Steely Dan
affinchè le cure alle quali sono sottoposti i suoni dei loro dischi non
abbiano il sopravvento sulle idee.
Lavori. capolavori e burle colorate
Molti i primi, un po' meno - beninteso - i secondi, riuscitissime le
terze. Ripercorrere il tutto in sintetica e rapida carrellata è un po'
come riassumere una buona parte delle migliori espressioni pop degli
ultimi dieci anni.
"This Is Pop", nella sua succinta enunciazione, potrebbe essere assunto
a titolo del manifesto programmatico della formazione inglese. Era il
1978 quando quella brillante canzoncina sembrava incaricarsi di fornire
in poche briose battute la principale chiave di lettura delle frenetiche
e bizzarre - vedi la versione di "All Along the Watchtower" - partiture
di 'musica bianca' con le quali il quartetto inaugurava la propria
discografia a 33 giri.
"White Music" manteneva in pieno le promesse di un EP uscito qualche
tempo prima con in testa alle selezioni le robotiche e divertenti
cadenze di "Science Friction", un brano che a dir poco 'stonava' nel
generale scenario punk dell'epoca.
L'apprendistato pop di Andy Partridge e compagni si completa nello
stesso anno fra le austere e nello stesso tempo ironiche righe che
istoriano la copertina di "GO 2", l'album forse più confuso ed impervio
dell'intera loro produzione. Succede così che il titolo che si ricorda
di più di quel periodo del gruppo non è incluso nelle tracce della
raccolta: "Are You Receiving Me?" esce infatti come singolo e, a
differenza dell'ellepì, dà tutta l'impressione di non risentire delle
tensioni esistenti all'interno del quartetto, riproponendo anzi le agili
e spensierate peripezie musicali che avevano contrassegnato i momenti
migliori del precedente lavoro.
La separazione dal tastierista Barry Andrews conclude il conflitto che
lo opponeva al resto della formazione e prelude all'uscita del primo
grande disco degli XTC, quel "Drums and Wires" per il quale il bassista
Colin Moulding compone due dei più memorabili episodi della storia del
gruppo e del pop britannico di questo decennio: "Life Begins At the Hop"
e "Making Plans Por Nigel". Paragonate alla vivace, immediata
comunicativa di quei due titoli, persino le ottime canzoni del più
fecondo Partridge passano in secondo piano e l'ingresso di un secondo
chitarrista (Dave Gregory) - che pure contribuisce in maniera decisa a
modificare gli equilibri sonori del gruppo - non ottiene altro che lo
spazio per un'annotazione marginale.
E' ancora la mano 'calda' di Moulding a realizzare il successivo centro,
stendendo sul pentagramma le note impertinenti di una marcetta che, a
dispetto del titolo, suona assai poco marziale. "Generals & Majors" non
sono gli unici graduati a guidare la spedizione del gruppo nel... Mar
Nero, poiché una parte tutt'altro che trascurabile è affidata al più
umile "Sergente Rock", tuttavia è proprio quella canzone a spianare la
strada all'ascolto di "Black Sea" , un disco che soffre soltanto del
fatto di venire dopo una raccolta perfetta come "Drums and Wires", un
'difetto' avvertito con grande prontezza e sensibilità dagli XTC che per
un paio d'anni sospendono ogni ulteriore uscita discografica.
La rentrée dell'82 colma ampiamente il lungo periodo di silenzio: il
nuovo album, infatti, è addirittura doppio, ma non è certo il dato
quantitativo a fare di "English Settlement" un'altra pietra miliare
nell'ormai ponderosa produzione del gruppo di Swindon, perchè più del
numero delle canzoni là raccolte impressiona la capacità degli autori di
reperire temi espressivi ed energie sufficienti a rilanciare le
quotazioni di un marchio sul quale si erano persino addensate le ombre
di uno scioglimento. Varii ed assortiti - si è appena detto - gli
argomenti di "English Settlement" e nuovamente grande e ludica la
versatilità del quartetto nell'affrontarli con inusitato fairplay,
giocando più sul colore che sulla altezza delle note, indugiando più che
altrove su suggestioni esotiche ("It's Nearly Africa" e "English
Roundabout"), divertendosi a ricombinare segmenti sparsi di canzone
("Senses Working Overtime") e concedendosi pure qualche attimo di
malinconia ("All of a Sudden").
Dopo questa prima doppia fatica, per gli XTC è tempo di dare uno sguardo
alloro passato e di organizzarlo su una compilazione
("Waxworks/Beeswax") che andrà a beneficio dei fans che al gruppo si
erano avvicinati senza piegarsi alle 'forche caudine' del grappolo di
singoli fino a quel momento pubblicati. Più tiepide le reazioni che
vengono generalmente riservate a "Mummer" poco più di un anno dopo.
Con un nuovo batterista (questo ruolo diventa proprio da allora
'provvisorio') ed un altro cospicuo pacchetto di canzoni
indimenticabili, il sesto album degli XTC risulta senz'altro meno
imponente del precedente, ma anche più seducente e raffinato nelle
beatlesiane "Ladybird" e "Wonderland", più bislacco e movimentato in
"Funk Pop a Roll", più disposto a gradevoli pastiches elettronici in
"Deliver Us from Elements".
Come una squadra che vince sempre, anche i talentuosi Partridge e
Moulding cominciano a venire in uggia... La ruota di locomotiva che sul
finire dell'84 porta "The Big Express" a girare sui nostri piatti è
l'ennesima trovata di un gruppo che non sa proprio accontentarsi di
scrivere, arrangiare ed incidere canzoni quasi sempre al di sopra della
media della 'concorrenza'. Spiritosamente calati nei ruvidi e anneriti
panni di ferrovieri - così infatti posano per la foto di copertina -,
gli XTC alimentano con le consuete ed abbondanti dosi di musica
frizzante, stravagante, intelligente la motrice di quel 'convoglio' di
titoli, alcuni dei quali ("All You Pretty Girls", "The Everydays Story
of Smalltown", "Wake Up") vanno a collocarsi nell'ideale antologia della
loro migliore produzione.
Alle ore 25,00 (!) del 1° aprile 1985 il mondo neo e veteropsichedelico
assiste stupito all'improvvisa apparizione di Sir John Johns, The Red
Curtain, Lord Cornelius Plum e E.I.E.I. Owen: i Duchi della Stratosfera.
Come intendere quell'ironico e divertito viaggio dei sedicenti Duchi a
ritroso nel tempo? Come divertimento, per l'appunto, ma anche come
esempio di come si possa lavorare sul patrimonio della psichedelia del
passato con un po' di spirito critico.
Quel gioco però è così coinvolgente che gli stessi XTC stentano ad
uscirne anche dopo aver riposto in naftalina i loro paludamenti da
cavalieri astrali. Questo almeno sembra suggerire lo stupendo prologo al
successivo capitolo a 33 giri del gruppo, un singolo ambiguo nel titolo
quanto nell'inebriante melodia che lo attraversa tutto: "Grass".
"Skylarking" è il prezioso interludio fra le due avventure dei Duchi.
Prodotto da Todd Rundgren, l'ottavo LP di Partridge & Co. non cede un
palmo al gusto americano e conserva gelosamente spirito, atmosfere e
humour britannici. Se non è un capolavoro, poco ci manca: il tempo
sembra non far altro che bene a quelle canzoni intitolate alla burla,
alla presa in giro. Eta Beta, il bizzarro extraterrestre disneyano, è il
personaggio che ha sillabato il titolo del secondo lavoro dei Dukes of
Stratosphear: "Psonic Psunspot". Il ritorno di Sir John Johns e compagni
- dovrebbe anche essere l'ultimo, secondo recenti dichiarazioni
dello stesso 'nobiluomo' - amplia e completa il catalogo delle citazioni
d'obbligo per i gruppi che hanno contato qualcosa nel passato degli XTC
e, manco a dirlo, il posto d'onore in questa rutilante parata è ancora
riservato a loro: i Beatles.
Che altro aggiungere alla fresca chiosa di "Oranges and Lemons"? Questa
seconda doppia raccolta nella storia discografica del gruppo non poteva
che prestarsi ad un duplice scopo: riassumere le idee e le soluzioni
formali escogitate e disseminate lungo tutto questo decennio e, nel
contempo, abbozzarne altre per il prossimo.
Sempre che i tre 'signorotti' di Swindon non diano corso a chissà quali
altri eccentrici e balzani progetti. Ne sarebbero capacissimi...
DISCOGRAFIA L.P.
"White Music"
(Virgin, 1978)
"Go 2" (Virgin, 1978)
"Drums and Wires" (Virgin, 1979)
"Black Sea" (Virgin, 1980)
"English Settlement" (Virgin, 1982)
"Waxworks & Beeswax" (Virgin, 1982)
"Mummer" (Virgin, 1983)
"The Big Express" CVirgin, 1984)
"Skylarking" CVirgin, 1986)
"Oranges & Lemons" (Virgin, 1989)